Si chiama Vuvuzela – proprio come la fastidiosa trombetta utilizzata durante le partite di calcio – e probabilmente qualche grattacapo alle autorità lo darà. Si tratta di un sistema in grado di permettere agli utenti di comunicare in maniera del tutto anonima sul web realizzato da quattro ricercatori del MIT, il Massachusetts Institute of Technology. Lo strumento sarebbe così sicuro da superare persino TOR, l'attuale software utilizzato in tutto il mondo per navigare senza essere individuati e accedere al Deep Web, quella parte di internet nascosta dai motori di ricerca.
L'approccio di Vuvuzela non punta tanto alla crittografia – elemento che spesso caratterizza le applicazioni di messaggistica – quanto al "nascondere" le informazioni riguardanti la propria identità all'interno di una serie di comunicazioni false che vengono mescolate insieme a quelle legittime. Una sorta di disturbo diffuso all'interno del quale le nostre comunicazioni viaggiano in sicurezza. In breve, attraverso la rete vengono costantemente inviate comunicazioni che, in caso di messaggi legittimi, sono in grado di nasconderne il contenuto e rendere irrintracciabili autore e ricevente. Sarebbe come cercare un ago in un pagliaio, spiegano i responsabili, sottolineando che nemmeno l'NSA sarebbe in grado di monitorare gli scambi che avvengono attraverso Vuvuzela.
Proprio da questo elemento deriva il nome del software: il disturbo è del tutto simile a quello delle migliaia di vuvuzela che durante le partite – in particolare quelle dei mondiali di calcio del 2010 – intasano l'etere con il proprio suono, rendendo quasi indistinguibile tutto il resto. Il funzionamento dello strumento è semplice: i messaggi passano attraverso una rete di server che inviano costantemente messaggi falsi a ogni utente, connesso o meno. In ogni passaggio, inoltre, il messaggio viene criptato in maniera differente, aumentando le protezioni in caso di (improbabile) individuazione.
Vuvuzela è attualmente in fase di test, ma ha già dato enormi risultati ai ricercatori. Il software è stato messo alla prova utilizzando i server di Amazon e mettendo in comunicazione un milione di utenti (finti) che si sono inviati 15 mila messaggi al secondo. L'unico compromesso è costituito dal tempo di attesa tra l'invio e il ricevimento del messaggio: circa 40 secondi. Un elemento inevitabile visto il tragitto che i dati devono compiere all'interno del network di Vuvuzela, ma anche accettabile per realtà come email e chat.