Wikileaks colpisce ancora, scoppia lo scandalo Stratfor
Wikileaks è pronto per dare vita all'ennesimo scandalo destinato a creare una marea di polemiche. Il sito fondato da Julian Assange ha cominciato infatti la pubblicazione di alcuni file riservati di proprietà della Stratfor, un'azienda americana che fornisce informazioni di massima segretezza ai servizi di intelligence di mezzo pianeta. In Italia i documenti sono stati resi noti dall'Espresso che ha collaborato con Wikileaks nella loro diffusione. Non è noto come il sito di Assange sia venuto in possesso di oltre 5 milioni di mail riservate, quel che è certo è che la Stratfor qualche settimana fa è stata vittima di un attacco di Anonymous, il noto gruppo di pirati informatici, anche se l'azienda ha licenziato il caso come un semplice furto di una lista di clienti tutt'altro che riservata.
È probabile che le cose siano andate in maniera diversa e che la Stratfor abbia voluto pubblicamente minimizzare l'accaduto e sembra azzardato ipotizzare una semplice coincidenza tra l'attacco degli hacker e la pubblicazione dei documenti appartenenti proprio all'azienda americana. Di sicuro le poche informazioni finora trapelate fanno presagire un ciclone di polemiche in arrivo a breve e che avrà non poche conseguenze.
La Stratfor e la compravendita di informazioni. Ma di cosa si occupa questa società finita nell'obiettivo prima di Anonymous e ora di Wikileaks? Lo scopo della Stratfor è quello di acquisire informazioni da parte di fonti sparse in tutto il mondo e inserite ai massimi livelli, per poi rivenderle ad eserciti, governi o aziende private. Da quello che si deduce scorrendo i documenti pubblicati da Wikileaks, sembra però che la società non si sia preoccupata di oscurare i nomi delle fonti e degli informatori e così il sito di Assange ha potuto visionare lunghe liste di gole profonde, con nomi, cognomi, valutazioni sull'affidabilità e persino le motivazioni che le spingevano a parlare. Sulla pubblicazione di questi dati Wikileaks ha preferito lasciare la discrezione degli organismi di stampa che si occupano di diffondere le notizie; nel caso italiano l'Espresso ha deciso di non rendere nota alcuna informazione personale sulle fonti anche se ha affermato che tra esse ci sarebbero numerosi nomi italiani, compreso almeno un ambasciatore.
Quel che è certo è che la Stratfor dispone di informazioni di una certa importanza ed ha la possibilità di riceverle da contesti accessibili a pochissime persone. Dai documenti scoperti sembra che gli analisti dell'azienda americana siano riusciti a visionare persino i documenti ritrovati nell'appartamento dove fu scovato e ucciso Osama Bin Laden, non proprio un parco giochi aperto al pubblico. Altre preziose informazioni riguardano la Hulliburton, l'azienda petrolifera che nel 2003 grazie alla vicinanza con Dick Cheney, all'epoca vicepresedente ma prima ancora ex CEO dell'azienda stessa, era riuscita a guadagnare una valanga di miliardi dalla guerra in Iraq, ma la lista delle società coinvolte è lunghissima.
Il monitoraggio dei social network e l'ombra della CIA su Facebook. Anche il popolo della rete è finito tra le maglie della Stratfor per lungo tempo. Tra i clienti dell'azienda risultano infatti alcune società che si occupano di monitorare la rete e controllare l'attività di alcuni utenti “particolari”. Di per sé verificare l'attività su di un social network non costituisce reato in quanto le informazioni presenti sono di carattere pubblico, ma la preoccupazione maggiore riguarda chi sia intenzionato ad acquistarle e soprattutto perchè. La risposta in parte arriva proprio dalle mail rese note da Wikileaks dalle quali si scopre ad esempio che alcuni gruppi di attivisti sono perennemente monitorati sulla loro attività online.
La Dow Chemical ad esempio rientra tra i clienti della Stratfor ed è il colosso che ha acquisito la Union Carbide, azienda che è stata al centro della catastrofe ambientale più grave della storia del pianeta, quella di Bhopal in India. Il disastro ha provocato oltre 15.000 morti e 600,000 malati e il contenzioso legale contro la società è tutt'ora aperto dopo 30 anni. Proprio per questo, quando si è diffusa la notizia che la Dow Chemical era intenzionata ad offrirsi come sponsor per le Olimpiadi di Londra di quest'anno, è nato subito un comitato in rete per chiederne l'immediata esclusione. L'attività di questo comitato viene seguita attentamente dalla Stratfor, così come quella degli attivisti del gruppo satirico Yes Men che prendono di mira multinazionali e leader politici, il che getta un'oscura ombra sull'attività dell'azienda americana visti i destinatari di tutte queste informazioni.
Alcuni scambi di email però hanno dato vita a non poche polemiche riguardo a Facebook, il social network più utilizzato al mondo. Un contenitore grazie al quale è possibile sapere ogni cosa di noi, una vera manna dal cielo per qualsiasi società che si occupi di intelligence. Qualcuno si spinge addirittura ad ipotizzare che la piattaforma bianca e blu sia stata messa su proprio dalla CIA per creare un database enorme, gratuito e legale da cui poter trarre qualsiasi informazione ma si tratta evidentemente di pura fantasia. A preoccupare è invece una discussione tra due analisti della Stratfor in cui uno dei due sostiene che la Palantir sia una delle aziende che finanziano il social network.
La Palantir ha creato un sistema per creare database di informazioni su personaggi scomodi o sospetti e risulta tra quelle che si prodigarono per la chiusura di Wikileaks ai tempi del primo scandalo. La società è stata finanziata nella sua fase iniziale da un'incubatrice di proprietà della CIA che investe nelle startup che si occupano di nuovi sistemi di sicurezza e sorveglianza che in qualche maniera possono essere di interesse per gli 007 americani. Visto il livello di informazioni a cui la Stratfor ha accesso questo tipo di rivelazioni non possono essere soltanto licenziate come “chiacchiere da colleghi”.
L'intero impianto di spionaggio e di raccolta informazioni messo su dalla Stratfor ci pone davanti al più inquietante degli interrogativi: perchè raccogliere tutte queste informazioni? Perchè monitorare social network, blog e così via? Chi paga per avere tutte queste informazioni e perchè? C'è davvero lo zampino della CIA su Facebook, il più noto tra i tanti Grande Fratello che ogni giorno controllano le nostre vite? Non sappiamo se il resto dei documenti che Wikileaks pubblicherà nelle prossime settimane potrà dare risposta a questi interrogativi. Quel che è certo è che ogni giorno scopriamo di essere sempre più osservati e sempre meno liberi.