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Wikileaks, dopo due anni finalmente Manning si difende in pubblico

Per la prima volta dal suo arresto l’analista accusato di aver dato inizio al Cablegate avrà la possibilità di parlare in pubblico, dopo due anni di carcerazione definita “crudele, disumana e degradante” dal responsabile ONU per la tortura.
A cura di Angelo Marra
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Bradley Manning potrà parlare in pubblico per la prima volta dopo due anni di carcere duro. L'analista americano è sospettato di essere la talpa che ha dato il via allo scandalo "Cablegate", ovvero la celebre fuga di dispacci, dossier riservati ed informazioni segrete per la quale è perseguitato anche il fondatore di Wikileaks, Julian Assange.

Fin dal suo arresto Manning è stato tenuto a debita distanza da stampa e opinione pubblica, nel tentativo di non farne un "martire" come accaduto con Assange, sulla cui persecuzione giudiziaria si sono espressi in maniera contraria anche molte celebrità dello spettacolo e del giornalismo, da John Pilger a Micheal Moore (quest'ultimo gli ha pagato la cauzione), fino a trasformarlo in una specie di vip. Al giovane analista invece sono toccati due anni durissimi, in isolamento, costretto a dormire a volte anche nudo a terra e potendo comunicare all'esterno solo tramite familiari o avvocati.

A definire "sevizie" quelle riservate a Manning non è stato qualche gruppo di sostegno alla causa oppure la solita combriccola di complottisti ma addirittura il Responsabile Onu per la tortura, che ha definito il trattamento riservato all'analista "crudele, disumano e degradante", una protesta a cui si è unita anche Amnesty International, senza però ottenere alcun risultato. La difesa di Manning intanto continua a muoversi su due fronti; il primo è quello di dimostrare l'innocenza dell'assistito e la sua estraneità ai reati contestati ma la giustizia americana fino a questo momento si è dimostrata ben poco conciliante e comprensiva.

A fronte di un'eventuale condanna, secondo i legali di Manning, quest'ultimo dovrebbe godere di un forte sconto di pena proprio alla luce del periodo di detenzione in isolamento già scontato. Sono già numerosi i gruppi di protesta che chiedono a gran voce la liberazione di Manning, ma vista l'attuale (e temporanea) impossibilità di procedere contro il nemico numero uno, Assange, è molto probabile che il giovane analista diventi il capro espiatorio di uno dei momenti più imbarazzanti e problematici per l'intelligence americana.

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