Wikipedia, prove generali per lo sciopero di domani
Ieri vi avevamo annunciato l'intenzione di alcuni dei nomi più popolari della rete, da Google a Facebook, di scendere in campo attivamente per protestare contro il SOPA (Stop Online Piracy Act), il disegno di legge che prevede la responsabilità degli ISP per i contenuti ospitati oltre ad una stretta di vite per la questione della pirateria online.
Se il disegno di legge presentato dal texano Lamar Smith dovesse essere approvato, si arriverebbe addirittura all'offuscamento dei siti ospitanti anche per la minima irregolarità. Impensabile gestire e monitorare miliardi di contenuti condivisi ogni giorno in rete, un vero e proprio attacco alla libertà su internet.
Per protestare insieme alle migliaia di utenti che stanno affollando piattaforme e social network con avatar recanti la scritta STOP SOPA sono scesi in campo anche i big tra cui Wikipedia, che ha aderito allo sciopero in rete indetto per domani 18 gennaio.
Sulla pagina test dell'enciclopedia online (quella su cui vengono provate tutte le novità prima di essere pubblicate) è apparso su uno sfondo nero che offusca la grafica tradizionale, il seguente testo:
WE NEED YOU TO PROTECT FREE SPEECH ONLINE
The Wikipedia community has authorized a blackout of the English version of Wikipedia for 24 hours in protest of proposed legislation — the Stop Online Piracy Act (SOPA) in the U.S. House of Representatives, and the PROTECTIP Act (PIPA) in the U.S. Senate — that, if passed, will harm the free, secure, and open Internet. These bills endanger free speech both in the United States and abroad, setting a frightening precedent of Internet censorship for the world.
Today we ask you to take action.
Con molta probabilità si tratta della schermata che gli utenti troveranno domani (solo nella versione inglese del sito però) al posto della normale versione, una conferma dell'impegno di Wikipedia in opposizione alla legge al vaglio al Congresso.
Non si tratta per Wikipedia della prima volta; pochi mesi fa la versione italiana rimase offline in opposizione al decreto sulle intercettazioni in esame alla Camera, per protesta contro la limitazione della libertà di espressione.