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Xiaomi, Oppo e Vivo sfidano AirDrop con trasferimenti di file wireless e aperti a tutti

Dalla Cina arriva un sistema rivale di AirDrop, basato su bluetooth e WiFi e aperto a tutti i produttori del panorama Android. Nel frattempo anche Google sta ultimando i lavori su una tecnologia per il trasferimento wireless semplice e veloce, che però telefoni cinesi non sarà disponibile a bordo dei telefoni cinesi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Il trasferimento dei file senza fili che mette a disposizione Apple con la sua tecnologia AirDrop è ad oggi uno dei più comodi in assoluto: veloce e facile da usare, ha un solo difetto: come per la maggior parte dei sistemi adottati dalla casa di Cupertino, funziona solo tra dispositivi con il logo della mela morsicata. Dalla Cina però potrebbe presto arrivare un'alternativa aperta a tutti: i produttori di smartphone Xiaomi, Oppo e Vivo hanno infatti annunciato di essere al lavoro su un sistema di interscambio simile e compatibile con i prodotti di tutti e tre i marchi, e di essere disponibili ad accogliere altre aziende che abbiano intenzione di adottare la stessa tecnologia sui propri dispositivi.

Come avviene per AirDrop, il sistema utilizzerà il bluetooth dei dispositivi coinvolti per appaiarli, passando poi al protocollo WiFi per il trasferimento dei dati vero e proprio, che potrà raggiungere velocità di 20 megabyte al secondo. Il sistema sarà integrato all'interno delle tre variazioni di Android adottate dai produttori: la MIUI di Xiaomi ormai nota anche da noi, il ColorOS di Oppo e il FuntouchOS dei dispositivi Vivo, che in Italia non hanno visto ancora ufficialmente la luce. Essendo tutti software basati su Android non sarà difficile per i produttori interessati adottare la stessa tecnologia sui propri gadget, e anzi è esattamente su questo che conta il trio cinese che ha lanciato l'iniziativa.

Anche Google in effetti sta lavorando su un sistema di trasferimento simile: si chiama Fast Share, sarà inserito negli smartphone con Android Q per sostituire l'esperimento ormai superato di Android Beam (che connette tutt'ora i due dispositivi interessati utilizzando anche la tecnologia NFC), ma al contempo sarà strettamente legato ai Google Play Services — la porzione di Android di proprietà della casa di Mountain View per avere accesso alla quale i produttori devono essere in possesso di licenza. Dal momento che Xiaomi, Oppo e Vivo in Cina non utilizzano i servizi Google, ha senso dunque vogliano gettare le basi per un'alleanza che da questo punto di vista prescinda dai piani dell'azienda statunitense. Resta da vedere come si posizionerà di fronte all'offerta Huawei — secondo produttore mondiale di smartphone che proprio sulla filo dei rapporti con le aziende USA è decisamente in bilico.

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