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Zoom ha censurato alcuni manifestanti cinesi

Dopo una video riunione di commemorazione per i fatti di piazza Tienanmen l’account degli organizzatori è stato sospeso. Zoom ha affermato che il provvedimento è stato preso per attenersi alle leggi cinesi, dal momento che alcuni partecipanti seguivano l’evento dal Paese asiatico. In almeno un altro caso la censura è stata però preventiva.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nelle settimane del lockdown l'app per le videochiamate Zoom è stata utilizzata da milioni di persone in tutto il mondo conoscendo un successo senza precedenti. La sua capacità di mettere in comunicazione colleghi, amici e altri contatti in giro per il mondo ha però dei limiti che in alcuni casi sono di tipo politico: secondo quanto riportato dalla BBC, nei giorni scorsi l'app ha bloccato l'account di un attivista per i diritti umani che ha organizzato un video-incontro di commemorazione per i sanguinosi fatti di piazza Tienanmen del 1989, in Cina.

L'evento censurato

La protesta di piazza Tienanmen e la sua repressione violenta sono argomenti ancora scottanti per la Cina, tanto che il governo impedisce ai cittadini di informarsi al riguardo applicando una censura a tappeto su tutto il relativo materiale proveniente dall'estero. Quel che non era chiaro fino ai giorni scorsi era che Zoom operasse attivamente per far rispettare lo stato di oblio nel quale l'evento è stato scaraventato all'interno dei confini cinesi.

L'incontro era stato organizzato con cautela dall'associazione Humanitarian China per commemorare la strage della quale pochi giorni fa è caduto il trentunesimo anniversario; ideato in territorio statunitense da un ex studente e partecipante alle proteste, l'evento ha visto l'intervento di altri protagonisti di quei giorni tumultuosi ora residenti anche in altri Paesi, Cina compresa. Pochi giorni dopo però l'account dell'associazione è stato bloccato.

La difesa di Zoom

Come ha successivamente spiegato Zoom, l'account degli organizzatori è stato effettivamente chiuso per attenersi alle leggi cinesi: "quando si organizza una riunuone tra partecipanti in Paesi differenti, ciascun membro deve rispettare le leggi locali", ha affermato un portavoce dell'azienda. Il profilo degli organizzatori è stato successivamente riattivato, ma altri attivisti hanno denunciato una situazione simile.

Secondo AFP News, l'organizzatore della commemorazione delle proteste che si tiene annualmente a Hong Kong ha ricevuto lo stesso trattamento in data 22 maggio, quando ha provato a ospitare online una discussione sull'influenza cinese nel mondo. La reazione di Zoom è stata probabilmente la risposta più eloquente alle domande che si proponeva di affrontare l'incontro: l'account dell'organizzatore è stato bloccato prima che l'evento partisse.

Stando così le cose è difficile pensare che Zoom possa essere utilizzata da chiunque voglia esprimere posizioni critiche nei confronti del governo cinese. La piattaforma infatti rimarrà completamente priva di protezioni di crittografiche, permettendo a hacker e forze dell'ordine di intrufolarsi più facilmente nelle conversazioni che vi hanno luogo; le connessioni criptate saranno disponibili solamente agli utenti che pagheranno il servizio in abbonamento, ma che per farlo dovranno fornire al gruppo le proprie generalità.

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