Dopo mesi di discussioni, critiche e scuse, Facebook ha finalmente modificato le politiche legate all'utilizzo del nome reale. Da diverso tempo l'obbligo di utilizzare il proprio nome e cognome ha dato vita a una serie di critiche e malcontenti da parte degli utenti che non vogliono inserire queste informazioni sul social network.
Una questione legata alla privacy, ma non solo. Lo scontro si è acceso quando alcuni membri della comunità LGBT hanno iniziato a manifestare la propria disapprovazione, rivendicando il diritto di poter utilizzare i propri nomi d’arte. Ed è proprio da queste richieste che Facebook ha cominciato a pensare ad una modifica della sua politica, fino da arrivare, oggi, alla pubblicazione vera e propria delle nuove regole.
"Facebook è una comunità in cui le persone usano le proprie identità autentiche" si legge sulla pagina dedicata "Le persone devono fornire il nome che usano nella vita reale, in modo che tutti sappiano sempre con chi si stanno connettendo. Questo contribuisce a salvaguardare la sicurezza della nostra comunità".
Una frase che lascia effettivamente spazio alle interpretazioni e, soprattutto, ai nickname. Il documento procede affermando che il nome utilizzato deve rappresentare la propria identità autentica e deve essere quello con cui siamo conosciuti gli amici nella vita reale. È persino possibile usare soprannomi per il primo o secondo nome se sono una variazione del nome autentico (come Peppe invece di Giuseppe).
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Tutto risolto, in teoria. Invece no, perché dalla teoria alla pratica c'è un bel salto. A quanto pare alcuni utenti sono stati bloccati per aver utilizzato nickname non abbastanza autentici. E così si è scoperto che "Daz" (comune abbreviazione di Darren) non è accettato, così come "Nikki" deve essere cambiato in Nicola.
La parte peggiore è che, per riprendere possesso del proprio account, agli utenti in questione è stato richiesto un documento che potesse effettivamente dimostrare una correlazione tra nome reale e nickname. Nella lista di quelli accettati, però, figurano documenti estremamente importanti come carta d'identità, passaporto o patente. Documenti che molte persone non vogliono inviare a Facebook, anche perché il social network non specifica se e come saranno immagazzinate queste informazioni.
Per chi non vuole inviare documenti così importanti, l'alternativa è quella di mandarne due appartenenti ad una lista meno restrittiva. In questo caso troviamo l'abbonamento dell'autobus, della libreria, di un giornale o una bolletta. Anche in questo caso, però, la richiesta solleva numerose perplessità; questi documenti sono facilmente falsificabili e, soprattutto, nessuno di essi può dimostrare la correlazione tra nome reale e nickname.
Insomma, c'è ancora parecchio lavoro da fare, anche e soprattutto perché gli utenti si chiedono ancora quale sia il motivo dell'estrema chiusura in questo senso del social network. Ci sono una moltitudine di (valide) ragioni per le quali una persona potrebbe avere la necessità di non utilizzare il nome indicato sulla carta d'identità ed è paradossale che sia proprio Facebook ad impedirlo.