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1.000 dipendenti Activision contro la risposta dell’azienda alle accuse di sessismo: “È un insulto”

In seguito all’ufficializzazione dell’accusa di sessismo da parte dello Stato della California, la reazione di Activision Blizzard è stata dura. L’azienda ritiene infatti che il DFEH abbia diffuso informazioni distorte, false e irresponsabili. Tale risposta ha scaturito la rabbia di quasi 1.000 di dipendenti, riunitisi per firmare una lettera corale rivolta ai leader dell’azienda.
A cura di Lorena Rao
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Activision Blizzard, l'azienda videoludica dietro a brand come Call of Duty, Overwatch e World of Warcraft, è nell'occhio del ciclone dopo l'accusa lanciata dal California Department of Fair Employment and Housing (DFEH) contro le politica misogina e sessista nei confronti delle dipendenti. Un'accusa nata in seguito a un'indagine, durata due anni, che lascia emergere all'interno dell'azienda un'atmosfera da confraternita studentesca maschile (frat boy), in cui le impiegate sono succubi di molestie, di una mole di lavoro maggiore rispetto ai colleghi uomini, che invece possono dedicarsi ai videogiochi e all'abuso di alcol sul posto di lavoro. Tra le varie pratiche perpetrate in Activision Blizzard vi è la "cube crawl", in cui i dipendenti strisciano ubriachi tra i cubicoli dell'ufficio per importunare le colleghe.

In seguito all'ufficializzazione dell'accusa da parte dello Stato della California, la reazione di Activision Blizzard è stata dura. L'azienda ritiene infatti che il DFEH abbia diffuso informazioni distorte, false e irresponsabili. Queste affermazioni prendono il volto di Frances Townsend, vice presidente e sponsor esecutivo dell'ABK Employee Women's Network presso Activision Blizzard. Tale risposta ha scaturito la rabbia di quasi 1.000 di dipendenti, uomini e donne, riunitisi per firmare una lettera corale rivolta ai leader dell'azienda, poi diffusa tramite il noto giornalista videoludico Jason Schreier di Bloomberg.  "Noi, i sottoscritti, concordiamo che le dichiarazioni di Activision Blizzard, Inc. e del loro consulente legale in merito alla causa DFEH, così come la successiva dichiarazione interna di Frances Townsend, siano ripugnanti e offensive per tutto ciò che crediamo che la nostra azienda dovrebbe rappresentare", si apre così la lettera, per poi proseguire con richieste ben specifiche, che vedono compassione e rispetto per le vittime che hanno subito molestie; condizioni di lavoro più sane e sicure e dimissioni di Townsend dopo le sue dichiarazioni.

Non si sa come si muoverà adesso Activision Blizzard, dopo la reazione interna dei suoi stessi dipendenti. Intanto è partito un movimento di boicottaggio contro i videogiochi dell'azienda. Da post su Reddit a personalità del web come DreamcastGuy: diversi sono utenti e influencer che hanno deciso di prendere posizione contro la tossicità che al momento riguarda Activision Blizzard. Il problema è che queste dinamiche non sono certo una novità del panorama videoludico. Recentemente anche Ubisoft è stata coinvolta in indagini simili, per non parlare di Riot Games, spesso finita nel mirino per la misoginia emersa all'interno dei suoi uffici.

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