Tutto in 140 secondi come 140 sono i caratteri di Twitter. Parte oggi su RAY, il portale dedicato alle produzioni per internet di RAI, una webserie che racconta la vita senza i tempi morti.
Confinata rigidamente nella durata di 2 minuti e 20 secondi, ogni puntata (saranno due a settimana) mette il protagonista in situazioni di ordinaria straordinarietà: cerca un lavoro, paga l’affitto, scopre i problemi coniugali dei suoi genitori, scappa disperato dalla condizione di single o viene a patti con la scoperta dell’omosessualità del suo amico più stretto.
Alla base di tutto c’è Bref, webserie francese a cui 140 secondi si ispira alla lontana, da lì prende l’uso della voce fuoricampo e qualche idea di montaggio ma il resto (storie, personaggi, gag, situazioni…) sono tutta farina del sacco di Valerio Bergesio che scrive, dirige e interpreta, con alle spalle la produzione di Cross Media, gli stessi di Kubrick – Un storia porno e anche di Il Candidato, la serie con Filippo Timi pensata per la rete ma promossa su Rai Tre (dentro Ballarò).
Piaccia o meno 140 secondi è un tipico parto di internet, un prodotto che non sarebbe mai stato ipotizzabile non avessimo vissuto gli ultimi 8 anni guardando YouTube. Il linguaggio della serie si fonda principalmente sul montaggio (video e audio), usa quel comparto per risolvere ogni situazione e per caratterizzare il proprio stile, come del resto capita per il 90% dei video che vengono messi online. Questo perchè i software di editing (sia Premiere sia Final Cut) sono l’unico strumento tecnico professionale disponibile a chiunque anche a costo zero (per chi non si fa scrupoli a piratare), l’unica arma che non sia amatoriale e che chiunque può imbracciare, dunque la più usata. Le altre come fotografia, recitazione, scenografia ecc. ecc. richiedono vena artistica, attrezzature più onerose di 0€ e mezzi più ampi, il montaggio no solo conoscenza del mezzo tecnico. Il risultato è che le webserie e i video su YouTube in generale sono diventati negli ultimi anni il più grande banco di sperimentazione del montaggio.
Perfettamente in linea con tutto ciò ma prodotto con ambizioni molto più ampie, 140 secondi per come è scritto e montato introduce un’altra idea di tempo nel racconto audiovisivo, non vuole solo essere veloce, vuole essere sintetico e fare con le storie ciò che il linguaggio giornalistico fa con i racconti: asciuga, va all’essenziale e usa diverse tecniche per dire molto in poco tempo. Già dal trailer che vi presentiamo in esclusiva infatti si capisce quale sia l’idea di fondo, ovvero mettere in connessione le esigenze di brevità testuali con le possibilità del montaggio e divertirsi nel far divertire il pubblico attraverso il contrasto tra ciò che la voce fuoricampo dice (teoricamente “la spiegazione dei fatti”) e quel che vediamo (cioè la verità).
140 secondi però è anche la dimostrazione della maniera in cui RAY (cioè RAI) si stia muovendo. È uno dei primi progetti destinati ad uno sfruttamento innanzitutto online ad essere comprati e mostrati in prima visione dal servizio pubblico (dovesse andare bene potrebbe anche fare un passaggio televisivo ma la rete è la prima scelta). Non è una webserie girata con poco o il parto di uno youtuber attraverso il quale RAI cerca di acchiappare un pubblico giovane ma qualcosa di molto strutturato, una produzione complessa che gioca nel medesimo campionato delle serie tv.
All’alba dell’annuncio di RAY ci si augurava che l’arrivo della più grande industria culturale del paese nel campo della distribuzione di webserie potesse cambiare qualcosa, potesse far fare a questo settore il salto di qualità che questa fase impone. È ancora presto per dare valutazioni (lo ripetiamo: 140 secondi è il primo progetto originale e inedito che RAY mette online) tuttavia si può dire che la partenza è all’insegna delle ambizioni migliori e se si considera che tra i prossimi passi ci saranno collaborazioni con Edoardo Ferrario di Esami e i TheJackaL c’è da sperare per il meglio.