Lyndon Baty ha da poco compiuto quindici anni e frequenta il liceo. Nell'ultimo periodo però non ha frequentato di persona: in aula ci arriva virtualmente grazie al VGO, un piccolo robot per la telepresenza che al posto della testa ha un iPad, al quale il ragazzo si connette da casa via Skype.
Dalla sua abitazione Lyndon è in grado di controllare il piccolo robot, che pesa circa nove chili ed è alto un metro e venti, e può così partecipare alle lezioni, "camminare" per i corridoi di scuola, ed intervenire nelle interrogazioni. “La sua vita era stata condannata all’isolamento totale" – racconta il padre, Louis – "Poi abbiamo scoperto Vgo e mio figlio ha ritrovato la voglia di vivere”.
Lyndon è nato con una malattia genetica molto rara, che l'ha costretto a sottoporsi ad un trapianto del rene all'età di sette anni: negli gli anni successivi tutto è andato perfettamente, ed il giovane ha avuto modo di vivere una vita assolutamente normale, dopo otto anni però arriva una crisi di rigetto, che nessun medicinale è stato in grado di curare. L'unico modo di salvare Lyndon è stato quello di azzerare totalmente il suo sistema immunitario, una scelta obbligata che gli ha salvato la vita, ma che l'ha costretto ad una triste realtà: per evitare di essere contagiato da infezioni che potrebbero essere letali, il ragazzino è stato costretto a rimanere in casa per tutta la vita. D'accordo con il liceo della cittadina del Texas in cui vivono, i genitori del ragazzo hanno quindi deciso di mandare a scuola VGO al posto suo e dopo un periodo iniziale, nel quale Lyndon ha dovuto imparare a pilotarlo per evitare di urtare compagni di scuola ed ostacoli, tutto è filato liscio.
Una storia triste, ma molto diffusa. Tre anni dopo il primo esperimento condotto da Lyndon nel 2011, sono ormai più di cinquanta i giovani che negli Stati Uniti possono essere – anche se virtualmente – presenti a scuola e con gli amici grazie a questi piccoli avatar robotizzati, il cui prezzo è relativamente contenuto.
I robot infatti costano circa seimila dollari e richiedono manutenzioni annuali per circa milleduecento dollari. Una spesa di certo non piccola, che le scuole però sono pronte ad investire per poter dare uno spiraglio a questi sfortunati ragazzi, e che rappresenta l'unica possibilità di abbandonare l'isolamento a cui sono costretti, in attesa che la scienza medica trovi una cura per le loro patologie.