Negli ultimi giorni la Commissione Antitrust dell'UE ha accusato in maniera formale il colosso di Mountain View per abuso di posizione dominante all'interno del mercato del search, un settore in cui Google copre una quota superiore all'80%. Un'accusa pensante, basata sul fatto che Google avrebbe deviato il traffico web dei suoi rivali verso i suoi servizi. Oggi l'azienda di Mountain View ha risposto alle accuse con un lungo post dal titolo The Search for Harm, nel quale ha fatto chiarezza sulle sue pratiche e si è difesa definendo la concorrenza "viva e in buona salute".
"Se si guarda allo shopping" ha spiegato Amit Singhal, senior vice president del motore di ricerca di Google "È chiaro sia che è presente una grande competizione (inclusa quella di Amazon ed Ebay, due dei più grandi siti di e-commerce del mondo) sia che i risultati di Google legati a questo settore non hanno danneggiato la concorrenza". Singhal ha inoltre sottolineato la crescita che negli ultimi mesi ha caratterizzato siti come Expedia, TripAdvisor e Yelp – definiti "rumorosi accusatori di questo processo" – affermando che il settore delle ricerche specializzate è ancora molto attivo.
D'altra parte, però, Margrethe Vestager, commissario europeo dell'Antitrust, è convinta che le azioni di Google non abbiano danneggiato tanto le altre aziende quanto i consumatori. "Le nostre indagini hanno mostrato che, all'interno dei risultati di ricerca, Google favorisce i suoi servizi di shopping. Questo costituisce un abuso" ha spiegato la Vestager "Quando un consumatore effettua una ricerca in Google, lo strumento dell'azienda di Mountain View è il primo elemento ad apparire in cima ai risultati. Questo indipendentemente dal fatto che sia o meno una risposta valida alla domanda dell'utente".
Insomma, la questione rischia di protrarsi ancora per diversi mesi. Anche perché, a leggere il post di Google, l'azienda sembra essere pronta a portare avanti una battaglia lunga ed estenuante. Basata, paradossalmente, proprio sul successo della concorrenza. L'innumerevole numero di nuovi motori di ricerca (Bing, Yahoo, Quora, ma anche gli assistenti vocali come Siri e Cortana), i servizi specializzati nello shopping e nelle comparazioni (Amazon, Expedia, Yelp, etc), l'utilizzo dei social network come fonte di raccomandazioni e il sempre crescente utilizzo di applicazioni per smartphone e tablet. "È per questo che rispettosamente ma fermamente siamo in disaccordo con l'accusa dell'Antitrust UE" ha concluso Singhal.