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ACTA, Bruxelles chiede l’intervento della Corte di Giustizia Europea

Aumentano sempre di più le nazioni che hanno sospeso la ratifica della controversa legge dopo le furiose proteste scatenate in tutto il mondo. Ora l’UE chiede all’Alta Corte di pronunciarsi per verificare che l’ACTA rispetti i diritti fondamentali dell’uomo.
A cura di Angelo Marra
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ACTA sempre più lontana dall'approvazione. Dopo il successo iniziale, dovuto anche alla segretezza con cui sono stati portati avanti gli accordi tra le varie nazioni, ora il trend sembra indirizzato in direzione totalmente opposta. Con il trascorrere dei giorni dallo scoppio dello scandalo che ha portato proteste in tutto il mondo si allunga la lista di Paesi che hanno fatto dietrofront e ora si rifiutano di ratificare la legge. Il caso più importante attualmente è di certo la Germania, una delle maggiori potenze mondiali che ha chiesto la sospensione del processo di approvazione in attesa di “ulteriori verifiche” (anche se le proteste in oltre 54 città tedesche devono aver influito non poco nella scelta del governo di Angela Merkel) ma la nazione teutonica è di certo in buona compagnia.

Lituania, Repubblica Ceca, Polonia, Slovacchia e Austria hanno deciso in maniera analoga, mettendo a dura prova l'iter dell'intero trattato. L'UE inizialmente ha fatto orecchio da mercante, ignorando le proteste e programmando la discussione al Parlamento Europeo per giugno, ma vuoi le manifestazioni in tutte le nazioni coinvolte, vuoi il “tradimento” di alcune di queste inizialmente favorevoli alla legge, è dovuta intervenire chiedendo il parere della Corte di Giustizia. Ai togati l'Unione ha chiesto di verificare che l'ACTA sia in linea con i principi di libertà di espressione e comunicazione, data protection e diritti di proprietà intellettuale. Secondo Karel De Gucht, commissario al commercio dell'UE, “il rinvio consentirà alla Corte di Giustizia di chiarire in modo indipendente la legalità di questo accordo”.

Non mancano infatti nella stessa Unione Europea perplessità in merito alle conseguenze che l'applicazione di questa legge potrebbe portare per l'intero mondo della rete. La verifica presso l'Alta Corte in realtà sarebbe dovuto essere un passaggio fondamentale prima di mettere in agenda qualsiasi discussione sulla legge, invece è stato necessario che centinaia di migliaia di persone siano scese in piazza a protestare prima che venisse verificata la compatibilità del trattato ai principi fondamentali dell'uomo.

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