Anche Huawei nella lista nera del commercio degli USA: a rischio il sistema operativo Android
Nell'ultimo round dello scontro tariffario tra Stati Uniti e Cina è finita di mezzo anche Huawei, società cinese che con il governo USA aveva un rapporto già abbastanza burrascoso anche prima di oggi. Come parte dell'ennesimo giro di ritorsioni contro i dazi annunciati dal governo cinese su numerosi beni statunitensi, l'amministrazione Trump ha infatti appena inserito il conglomerato di Shenzhen all'interno della Entity List, una lista pubblica al cui interno sono elencate tutte le aziende per fare affari con le quali le società americane devono ottenere una speciale licenza.
Cos'è la Entity List
Nella lista – si legge sul sito del dipartimento del commercio degli Stati Uniti – sono presenti aziende e soggetti che "rischiano di intraprendere attività contrarie alla sicurezza o agli interessi di politica estera degli Stati Uniti", e finirci dentro può comportare danni ingenti per qualunque società, non solo per la mancata vendita di beni e servizi in territorio americano, ma per l'impossibilità di realizzare prodotti vendibili nel resto del mondo. Huawei infatti è un produttore di smartphone e strumentazione che realizza molte delle proprie apparecchiature quasi interamente nei propri stabilimenti, ma come molte aziende cinesi acquista comunque componenti e tecnologia dagli Stati Uniti, e limitarla in questo senso avrà sicuramente conseguenze sui suoi affari. Non per niente il gruppo si è già fatto sentire al riguardo, definendo le restrizioni irragionevoli e potenzialmente illegali.
Huawei e Android
Tra la tecnologia alla quale si fa riferimento potrebbe però entrare anche il sistema operativo Android, o almeno le porzioni di esso che sono sviluppate direttamente dalla statunitense Google. Da una parte infatti il codice sorgente del noto software che anima milioni di telefoni in tutto il mondo è liberamente utilizzabile da chiunque; d'altro canto però il popolare negozio di app Play Store, Gmail, YouTube, le mappe di Google Maps, il sistema di pagamenti Google Pay e un'infinità di servizi e app collaterali sono di proprietà della casa di Mountain View, e i produttori di smartphone possono ospitarli sui propri gadget solo grazie ad accordi commerciali che eventuali sanzioni degli Stati Uniti hanno già messo in repentaglio in passato.
Il precedente di ZTE
Era successo a ZTE con Google e il produttore di chip Qualcomm, quando il colosso cinese era stato sorpreso a violare un embargo sul commercio di dispositivi con l'Iran. Il blocco ha brevemente messo in ginocchio una società che sembrava un colosso, prima che la situazione si risolvesse con il pagamento di una sanzione record e un rinnovamento totale dei vertici. Allo stato attuale non è ancora detto che la situazione sia destinata a degenerare in questo modo, ma la stessa Huawei già tempo fa si è dichiarata preparata a una eventualità simile, e pronta a finalizzare un proprio sistema operativo proprio in caso di una simile evenienza.