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Anche Tinder sfugge alla tassa del 30% di Google: venderà direttamente gli abbonamenti

Le aziende cominciano a ribellarsi a quelle che molti hanno definito le “tasse degli app market”. E dopo Netflix e Spotify che hanno ingaggiato una vera battaglia da questo punto di vista, adesso è il turno di Match Group, l’azienda leader di siti e app per incontri, proprietaria della popolare app Tinder.
A cura di Francesco Russo
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Le aziende cominciano a ribellarsi a quelle che molti hanno definito le "tasse degli app market". E dopo Netflix e Spotify che hanno ingaggiato una vera battaglia da questo punto di vista, adesso è il turno di Match Group, l'azienda leader di siti e app per incontri, proprietaria della popolare app Tinder. Proprio su Tinder è stato attivato un sistema di pagamento interno e diretto che mira, appunto, a bypassare Google Play, l'app market di Google, allo scopo di superare la "tassa" del 30 percento, ossia la percentuale che le aziende devono riconoscere a Google per le transazioni sul market.

Match Group, a questo punto, ha deciso di mettere fine a questo sistema e procederà ad incentivare gli utenti a effettuare i pagamenti direttamente sull'app. L'azienda guidata da Mandy Ginsberg segue l'esempio di altre aziende come Epic, l'azienda che produce il popolare gioco Fortnite. Per Google, se altre aziende seguissero l'esempio di Tinder, potrebbe diventare un serio problema, visto che quella percentuale del 30 percento garantisce alle casse del colosso di Mountain View diversi miliardi di dollari l'anno.

Tinder permette il pagamento dei propri servizi direttamente sull'app, evitando in questo modo di sottostare al riconoscimento del 30 percento a Google, ossia quella percentuale che viene riconosciuta al proprietario di Google Play, l'app market del colosso di Mountain View, per le transazioni che avvengono appunto sul market. In questo modo Match Group, l'azienda madre di Tinder, permette agli utenti il pagamento diretto senza passare più dal market.

Per Google questo potrebbe trasformarsi in un contraccolpo non da poco, per il fatto che Tinder è l'applicazione più redditizia della famiglia di Match Group e poi perchè la stessa app è di solito quella a più alto tasso di incasso, un dato che vale per iOS e Android. Inoltre, da Google Play, l'app market lanciato nel 2008, Google incassa diversi miliardi di dollari l'anno proprio grazie a quel 30 percento sulle transazioni. Di recente AppAnnie, società che studia a fondo il mercato mobile, ha previsto che entro il 2022 l'economia delle app genererà un volume di affari pari a 157 miliardi di dollari. È lecito pensare che metà di quella somma andrà nelle mani di Google.

Un mercato florido quello delle app che deve mettere in conto la protesta delle aziende che ritengono il 30 percento una somma troppo pesante. A questo punto, non si sa se Google è intenzionata a seguire l'esempio di Apple che ha ingaggiato una vera e propria battaglia con Spotify. Del resto, nel caso di Epic l'azienda californiana non ha fatto seguire alcuna azione, di conseguenza sembra che anche in questo da Mountain View vogliano lasciar correre. Solo che altre aziende potrebbero seguire l'esempio di Match Group e a quel punto sì che diverrebbe davvero un problema.

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