A dare l'allarme è il Garante della privacy che, con un'indagine avviata lo scorso maggio in occasione del "Privacy Sweep 2014" – un'indagine a tappeto promossa dal Global Privacy Enforcement Network (GPEN) – è giunto a una conclusione per molti già ben chiara da tempo, ma che di fatto dovrebbe portare a una sensibilizzazione diretta a quella porzione d'utenza che utilizza i propri dispositivi mobili, e i relativi servizi integrati, con troppa leggerezza: sono sempre di più gli italiani che utilizzano applicazioni mediche e sanitarie con i propri smartphone e tablet, ma molto spesso non sono adeguatamente tutelati e non sono in grado di esprimere un consenso libero e informati.
Che le informazioni relative allo stato di salute dei cittadini italiani siano classificate come "dati sensibili" e siano automaticamente tutelate dal Codice della privacy è un dato di fatto, e lo studio effettuato in collaborazione con la rete internazionale per la privacy ha messo in evidenza che il 50 percento delle applicazioni sanitarie analizzate, scelte a campione tra le più scaricate, non fornisce agli utenti alcuna informativa sulla privacy nella quale viene descritto l'utilizzo che la software house sviluppatrice dell'app potrebbe fare dei dati raccolti, oppure richiedono dati eccessivi rispetto alle funzionalità integrate.
In molti casi inoltre, le informative non vengono riadattate alle dimensioni dei monitor degli smartphone che, seppur sempre più grandi (come quello dell'iPhone 6 Plus) non riescono a garantire un fattore di leggibilità tale da riuscire a informare gli utenti senza la necessità di adattare il livello di zoom.
Il mondo delle applicazioni sanitarie e per il fitness è il settore più in crescita degli ultimi anni, e le necessità di una regolamentazione che tuteli la privacy delle persone è palese. Si tratta di una necessità essenziale, già sottolineata dal Garante per la privacy nella relazione annuale presentata lo scorso giugno, nella quale l'autorità presieduta da Antonello Soro ha messo bene in chiaro i pericoli e le minacce derivanti dallo sviluppo e dalla diffusione di questge nuove tecnologie.
Basti pensare alle tantissime applicazioni per il fitness e al settore dei dispositivi indossabili ormai già saturo di modelli, ma che con l'arrivo dell'Apple Watch potrebbe subire un'ulteriore spinta non indifferente. Un vero e proprio fenomeno sociale, verso il quale anche la Commissione Europea ha espresso le sue preoccupazioni, avviando una consultazione sulla mobile health e pubblicando il Green paper on mobile health, il libro verde sulle applicazioni mediche mobile.