"Sbloccare l'iPhone equivarrebbe a scoperchiare il vaso di Pandora". A dirlo è l'Onu, l'Organizzazione delle Nazioni Unite, che nel corso delle ultime ore si è schierata con Apple nella sua battaglia contro L'FBI per lo sblocco di un iPhone appartenuto ad uno dei due attentatori della strage di San Bernardino, che lo scorso 2 dicembre ha portato alle morte di 14 persone. Dopo il vasto supporto dimostrato dalla maggior parte del settore tecnologico americano, sulla questione è intervenuto anche Zeid Ràad Al Hussein, Alto commissario dell'Onu, con un comunicato.
"Con l'obiettivo di regolare un problema di sicurezza con la decrittazione di dati in un caso ben preciso, le autorità rischiano di aprire un vaso di Pandora" ha spiegato Al Hussein nella nota. "Con implicazioni che potrebbero essere estremamente dannose per i diritti dell'Uomo di milioni di persone, comprese quelli psichiche e finanziare". Non solo aziende concorrenti, quindi, ma anche diverse organizzazioni si stanno schierando dalla parte di Apple. Lo avevano già fatto, per esempio, Amnesty International e la American Civil Liberties Union, alle quali ora si aggiunge la voce ancora più rilevante dell'Onu.
Anche dallo stesso sistema giuridico americano sono giunti segnali di sostegno alla mela, con la decisione di un tribunale di New York riguardante un caso molto simile a quello di San Bernardino: la sentenza ha dato piena ragione ad Apple, affermando che il governo non può obbligare l'azienda a sbloccare il dispositivo appartenuto ad uno spacciatore. Ora la battaglia tra Cupertino e l'FBI è approdata al Congresso americano, dove l'udienza con il direttore dell'FBI, James Comey, ha portato alla conferma di un errore commesso dalle autorità nel tentativo di forzare l'iPhone, tentativo che avrebbe di fatto bloccato definitivamente il dispositivo. Un'ammissione importante che chiarisce meglio la dinamica di ciò che è accaduto immediatamente dopo l'attentato e che sposta ulteriormente l'ago della bilancia a favore di Apple.