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Aumento Equo Compenso: la tabella con tutti in rincari di smartphone, tablet, computer e memorie esterne

Tutti i rincari su smartphone, tablet, computer, memorie esterne e TV, che saranno applicati con le nuove tabelle relative all’Equo Compenso decise dal Ministero dei Beni culturali.
A cura di Dario Caliendo
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Aggiornamento ore 18:00 – Come da previsioni, il decreto è stato ufficialmente pubblicato nella Gazzetta Ufficiale, ed è raggiungibile cliccando QUI.

Una volta erano solo 99 centesimi per gli smartphone, e niente per i tablet. Ma ormai è acqua passata. Adesso dovremo pagare un aggiunta che può arrivare fino a 5,2 euro in più sugli smartphone, 9 euro in più sulle chiavette USB e addirittura fino a 32,20 euro in più per ogni computer. In soldoni, sono queste le conseguenze che le nuove tabelle relative all'Equo Compenso porteranno al mercato italiano dei dispositivi mobili ed elettronici. Una tassazione destinata a tutti i detentori del diritto d'autore che dal 2003 si applica a qualsiasi dispositivo dotato di una memoria di massa, ma che – con il nuovo aumento – è aumentata più del doppio rispetto a quella precedentemente in vigore (aggiornata per l'ultima volta nel 2009).

Le nuove tabelle, trapelate nei giorni scorsi e che dovrebbero essere pubblicate in via ufficiale nel corso della giornata di oggi, prevedono rincari importanti che, secondo quanto si legge in una nota del Ministero, non si dovrebbero tramutare in un aumento di prezzo al consumatore, ma che dovrebbero essere assorbiti dalla stessa industria di dispositivi mobili ed elettronici dotati di hard disk. Purtroppo "non c'è nessuna garanzia che questo accada" – dice Marco Pierani, il responsabile dei rapporti istituzionali di Altroconsumo e portavoce di una petizione online alla quale hanno aderito già migliaia di italiani – "Difficilmente i produttori si vorranno accollare questi aumenti così importanti, per questo motivo faremo ricorso al TAR del Lazio".

Ovviamente, il mercato più colpito da questi rincari è quello relativo agli smartphone, l'unico – per ora – a risentire poco della crisi economica: per i dispositivi con capienza fino a 8 GB, con le nuove tabelle l'Equo Compenso è salito a3 euro, mentre per quanto riguarda gli smartphone con uno storage interno compreso tra gli 8 e i 16 GB, compreso tra i 16 e i 32 GB e superiore ai 32 GB, l'Equo Compenso è aumentato rispettivamente a 4, 4,90 e 5,20 euro.

Novità anche per le TV con registratore digitale integrato: con il nuovo aggiornamento dell'Equo Compenso, si prevede ora un aumento di 4 euro, ai quali andrà aggiunto un costo variabile in funzione alla capienza dell'hard disk integrato. E considerando che, in genere, un registratore digitale viene quasi sempre associato a un hard disk dalla capienza importante, in soldoni chi acquisterà una televisione di ultima generazione si ritroverà a pagare due volte l'Equo Compenso.

Importanti aumenti anche per quanto riguarda i computer, al cui prezzo di vendita bisognerà aggiungere 5,20 euro (contro i precedenti 2,40 euro o 1,90 euro, in funzione della presenza del masterizzatore), mentre per quanto riguarda le schede di memoria si parla di aumenti che potrebbero arrivare fino a quota 5 euro. Nel caso in cui si volesse acquistare un hard disk, si dovrebbe aggiungere 0,01 euro  per ogni GB di capienza, fino ad arrivare a un aumento massimo di 20 euro: in soldoni, qualora si decidesse di acquistare un hard disk da 2 terabyte di capienza, il trenta percento del costo sarebbe relativo all'Equo Compenso.

Non solo aumenti, comunque. Le nuove tabelle definitive relative all'Equo Compenso, portano anche significativi ribassi alla tassazione di due categorie di prodotti ben precise: i telefoni cellulari non smartphone e i DVD vergini. Si tratta di due mercati – guarda caso –  in netto calo, che vede i supporti magnetici vergini ormai non più utilizzati, a favore delle chiavette USB, e i telefoni cellulari tradizionali ormai superati dalla velocissima diffusione di dispositivi Android, iOS e Windows Phone.

"Si stima per le casse della Siae un gettito totale di 157 milioni di euro, con un aumento del 150% rispetto al 2013", ha dichiarato Elio Catania, il Presidente di Confindustria digitale. Secondo il Thuiskopie, prima dell'aumento il gettito pro-capite medio in Italia era di 1,38 euro, del tutto in linea con gli altri paesi europei ad attuare questa tassazione, che vedono la Francia in testa con 2,96 euro a persona, e la Germania in coda con 0,37 euro a cittadino. Ma con i nuovi aumenti le cose cambieranno sensibilmente.

Il problema fondamentale che sta accompagnando ormai da mesi l'imminente aumento delle tariffe relative alla copia privata, è dovuto al fatto che – per come è strutturato –  si tratta di un contributo basato su un concetto obsoleto, e che non tiene conto della differente crescita dei mercati relativo ai dispositivi mobili di fascia bassa, media e alta: in un mercato nel quale sono in forte crescita i servizi di streaming musicale come Spotify o Deezer (che in Italia rappresentano il 18% della musica digitale) – che eliminano alla base il concetto e la necessità stessa della copia privata, proprio perché viene a mancare il brano “acquistato”, tramite il quale si potrebbe realizzare una copia – sono meno gli italiani che di fatto effettuano una copia privata della musica acquistata. Una pratica in disuso da tempo, come evidenziato anche da un rapporto  commissionato dal Ministro Bray nel precedente Governo, dal quale si è potuto evincere che solo una minoranza di cittadini italiani effettuano realmente una copia privata: ormai è abitudine degli italiani ascoltare la musica in streaming o acquistarla direttamente in digitale. Insomma, pagare un vero e proprio sovrapprezzo che va a finire nelle tasche della Siae, per una possibilità che interessa solo a una piccola minoranza degli italiani è senza dubbio un paradosso.

Un altro fattore da prendere in considerazione è la crescita del mercato relativo ai dispositivi di fascia media e bassa: si tratta della categoria di prodotti più venduti negli ultimi tempi, caratterizzati da hadrware meno prestante rispetto a quello utilizzato nei top di gamma, e da un prezzo molto più competitivo. In genere, uno smartphone o un tablet di questa tipologia, è ormai dotato di uno storage interno molto capiente e considerando che l'Equo Compenso è in proporzione proprio alla memoria interna e non al prezzo o alla fascia di mercato nella quale è venduto il dispositivo, i nuovi aumenti avranno un'incidenza molto importante sul prezzo di vendita di questa categoria di dispositivi: per un tablet venduto a meno di 300 euro, che ormai è dotato di uno storage interno di 16 o addirittura 32 GB, l'aumento dell'Equo Compenso potrebbe rappresentare fino al 20% del prezzo di vendita.

Sovente arriva la risposta della SIAE, che se la prende con i produttori di hardware e si fa autogol"L'Italia ha i prezzi di smartphone e tablet più alti d'Europa, è uno dei mercati più redditizi al mondo e in altri Paesi è più alta che da noi (in Francia su uno smartphone arriva fino a 16 euro, in Germania fino a 36 euro). Malgrado questo, le multinazionali hanno deciso di scaricare sul consumatore il compenso che devono ai creativi e non vogliono rinunciare a un solo centesimo dei loro già straordinari fatturati (dichiarati all'estero e quindi spesso non tassati in Italia)". In pratica è stato smentito quanto scritto nella nota del Ministero dove si leggeva che i produttori si sarebbero fatti carica dei nuovi rincari.

Morale della favola: una nuovo compenso – che poggia le sue fondamenta su un concetto obsoleto – peserà sulle tasche degli italiani.

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