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Cambridge Analytica, Aleksandr Kogan ha chiesto scusa e attaccato Facebook

La figura chiave dello scandalo Cambridge Analytica, Aleksandr Kogan, ha chiesto scusa per le sue azioni che hanno portato all’utilizzo dei dati di 87 milioni di utenti in tutto il mondo.
A cura di Marco Paretti
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La figura chiave dello scandalo Cambridge Analytica, Aleksandr Kogan, ha chiesto scusa per le sue azioni che hanno portato all'utilizzo dei dati di 87 milioni di utenti in tutto il mondo. Il ricercatore, che fino ad oggi è rimasto lontano dalle telecamere, ha parlato all'interno della trasmissione 60 Minutes, sostenendo che al tempo era convinto di agire nel rispetto delle regole e che non avrebbe fatto nulla per distruggere la sua collaborazione con Facebook, cosa poi accaduta con l'eliminazione del suo account dal social network in maniera definitiva.

"Al tempo pensavo fosse tutto regolare" ha spiegato Kogan. "Ora la mia opinione sul caso è davvero cambiata. In particolare perché penso che l'idea che avevamo, cioè il fatto che tutti sapessero e a nessuno interessasse, fosse fallata. Se quell'idea è sbagliata, allora quello che abbiamo fatto non era giusto e non era saggio. Per questo sono sinceramente dispiaciuto". In poco tempo Kogan è diventato il bersaglio di quasi tutte le parti coinvolte nello scandalo, compreso Facebook che ha accusato il ricercatore di aver mentito sulle sue operazioni. Secondo Kogan, però, l'azienda di Menlo Park avrebbe permesso la raccolta di dati "perché non gli è mai importato".

L'applicazione thisisyourdigitallife sviluppata da Kogan, che ha consentito di raccogliere i dati di 87 milioni di utenti, indicava nei suoi termini di servizio la possibilità di vendere o trasferire questi dati, anche se questo elemento andava in contrasto con le politiche di Facebook. "Ti dicono che possono monitorarti, farti sapere se fai qualcosa di sbagliato. I miei termini di servizio sono rimasti online per un anno e mezzo. Non ho mai sentito una parola da Facebook" ha continuato. "Credevamo che gli utenti fossero consapevoli del fatto che i loro dati venivano venduti e condivisi e che semplicemente non importasse a nessuno".

Poi è arrivata l'accusa al colosso americano: dopo aver scoperto le operazioni di Kogan, la sua applicazione è stata bandita e il suo profilo personale cancellato, impedendo di fatto al ricercatore di operare sul social network. Durante l'intervista, però, Kogan sottolinea un elemento importante: mentre lavorava a questa raccolta di dati aveva un socio, Joseph Chancellor, che ora lavora proprio in Facebook. "Abbiamo fatto tutto insieme" ha spiegato. "Perché ora io sono stato bandito e lui lavora nell'azienda?". Peraltro tra il 2013 e il 2015 lo stesso Kogan ha collaborato con Facebook per istruire lo staff del colosso sui dati raccolti per Cambridge Analytica, elemento poi confermato anche dall'azienda di Menlo Park.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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