Con Obama YouTube entra nell’Olimpo delle news
Barack Obama fin dalla sua campagna elettorale si è distinto per la sua vocazione hi-tech e per la familiarità con cui ha sempre utilizzato la rete e le sue strutture per raggiungere il cuore della gente, tanto da meritarsi il soprannome di “Presidente 2.0”. L'anno scorso aveva risposto in diretta dalla biblioteca della Casa Bianca per quaranta minuti ad una decina di domande, scelte tra le 11.000 pervenute da YouTube e quest'anno, a pochissima distanza dal discorso sullo Stato dell'Unione ha voluto replicare con una lunga intervista condotta da Steve Grove, capo del settore delle notizie e della politica della piattaforma di video sharing.
Questa volta di domande ne sono arrivate ben 140mila, più di dieci volte rispetto allo scorso anno e sono stati espressi ben 1.400.000 voti sulle risposte del Presidente. La preparazione di questa intervista è cominciata qualche giorno prima, quando YouTube ha trasmesso in diretta streaming il SUTO, il discorso annuale sullo Stato dell'Unione; il portale di condivisione video ha reso possibile agli utenti la navigazione interattiva con video sulla storia dell'Unione, grafici ed un videomessaggio dove si annunciava la possibilità di inviare domande ad Obama. Subito dopo YouTube ha messo in rete due video per promuovere e pubblicizzare l'intervista sul portale, con un montaggio video ed una colonna sonora in classico stile americano.
Si è passato poi alla selezione delle numerosissime richieste inviate dagli utenti, dall'Afghanistan alla recente questione egiziana, che sono state sapientemente mescolate a domande personali sulla vita di Obama, per dare un'accezione meno formale e più umana dell'intervista.
A pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, recita un antico proverbio e non appare quindi eccessiva la valutazione secondo la quale, più che un esempio di democrazia partecipativa, l'intervista a Barack Obama rappresenti invece un'ottima occasione pubblicitaria per YouTube, oltre che per il Presidente stesso. È di certo difficile parlare di partecipazione se alle spalle dell'inquilino della Casa Bianca c'è uno staff che seleziona accuratamente le domande da passare, omettendo, inutile dire, quelle scomode o troppo pungenti.
Quel che è sicuro invece è che YouTube, accaparrandosi un evento di questa portata, stia puntando dritto al mondo delle news che contano, cercando di ritagliarsi il suo spazio in mezzo a network già famosi ed apprezzati e dichiarando guerra alla tv come principale organo di informazione.