Il complotto delle istituzioni per tenere nascosta la gravità della situazione, i media che nascondono la verità ai cittadini per non spaventarli, casi di persone infette da coronavirus in diverse zone d'Italia. Tutte bufale. Non c'è altro termine per definire la grandissima mole di fake news che si stanno diffondendo in queste ultime ore su WhatsApp, notizie false ed esagerate create e condivise con il solo scopo di allarmare ancor di più le persone, già in ansia da coronavirus: è delle ultime ore la scoperta che, data la grande mole di richiesta, i prezzi delle mascherine antivirus sono aumentati di oltre il 1570 percento.
L'ultima bufala sul coronavirus che circola su WhatsApp
Ultima in una lunga lista, è la bufala raccontata in un messaggio audio condiviso su WhatsApp a mo' di Catena di Sant'Antonio, un audio in cui vengono rinchiuse un gran numero di bufale e fake news e in cui si sente parlare un uomo italiano del quale, chiaramente, non si conosce né nome né cognome: per oltre cinque minuti racconta di essere "prigioniero in Cina", per poi puntare il dito verso i media del Bel Paese.
"Se i media avessero raccontato la verità, non sarei venuto qui", accusa l'italiano. Per poi iniziare a ripetere per più volte la bufala del virus creato in laboratorio che, sempre secondo questa incredibile bufala, sarebbe nato da una manipolazione voluta della Sars.
Un'ipotesi più volte discussa, che però non avrebbe trovato nessuna conferma e nonostante non si conosca ancora la precisa provenienza del 2019-nCoV (ribattezzato da tutti come virus cinese) sarebbe più volta stata smentita.
Il (finto) caso di Lecce
Purtroppo, quello delle ultime ore è solo l'ultimo caso di bufala che circola su WhatsApp, ma la lista di fake news sul coronavirus che circolano nella piattaforma per i messaggi gratis è ben più ampia. Negli ultimi giorni infatti, altri due messaggi vocali si sono diffusi a macchia d'olio tramite l'applicazione, messaggi che (di nuovo, chiaramente) raccontavano di un ipotetico caso di contagio in provincia di Lecce e che, raccontati da un uomo ed una donna teoricamente estranei tra loro, si "spalleggiavano" a vicenda per aumentarne la credibilità.
Il procurato allarme è una pratica illegale
La realtà dei fatti è che chiunque dovrebbe dare il suo contributo per evitare che si diffondano queste notizie false su WhatsApp. Procurare un falso allarme su un argomento così delicato potrebbe avere delle conseguenze importanti anche nel Bel Paese ed è essenziale che, una volta ricevuto un messaggio del genere, non lo si invii ad altre persone.
Tra le altre cose, inoltre, va ricordato che la violazione di Procurato allarme è una pratica illegale, regolata dall'art. 658 del codice penale e punita seriamente con un'ammenda che può arrivare a 516 euro oppure una reclusione che può essere di un periodo massimo di 6 mesi.
Per rimanere sempre aggiornati sulle ultime vicende circa il virus cinese, il nostro consiglio è quello di affidarsi al sito dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, oppure controllare in tempo reale la mappa interattiva con la quale sarà possibile tenere traccia di tutti i reali casi di contagio accertati.