Google ha fatto appello contro la decisione di un tribunale francese in merito al diritto all'oblio, secondo la quale il colosso americano dovrebbe censurare i link presenti nei risultati di ricerca non solo in Europa ma anche a livello internazionale. Google ha ricorso in appello presso il Conseil d’État, ovvero il Consiglio di Stato, che ora ha il compito di annunciare una sentenza definitiva sul caso, attualmente vinto dalla Cnil, la Commission Nationale de l’Informatique et des Libertés, che ha persino multato Big G per 100.000 euro.
La questione fa riferimento al diritto all'oblio imposto nel 2014 dall'Ue, il quale consente a chiunque abbia connessioni con l'Europa di chiedere la rimozione di link riguardanti se stesso. Google ha sempre combattuto per limitare la decisione della commissione ai singoli domini, come in questo caso Google.fr, sottolineando il fatto che applicare la legge in tutto il mondo avrebbe limitato la libertà di espressione online degli utenti. Nonostante questo, le autorità francesi hanno continuato a chiedere a Google di applicare il diritto all'oblio a livello globale per proteggere la privacy dei singoli in tutto il mondo.
Il diritto fornisce a chiunque la possibilità di richiedere la rimozione di link considerati "inadeguati, irrilevanti o eccessivi". Fino allo scorso marzo l'azienda di Mountain View ha rimosso circa 600.000 collegamenti dai risultati di ricerca, i quali non venivano più mostrati ai navigatori europei. A luglio, però, la Cnil ha chiesto a Big G di impedire la visualizzazione dei contenuti rimossi anche nel resto del mondo. "Per consentire ai cittadini francesi di esercitare davvero il diritto all'oblio, Google deve applicarlo a tutte le sue estensioni" ha spiegato la Cnil.
Google ha immediatamente rifiutato la proposta, dando inizio ad una battaglia legale che si trascina da ormai più di 10 mesi ed è ora approdata al Conseil d’État. Nel corso degli ultimi mesi Google ha peraltro modificato il proprio approccio alla questione, impedendo l'accesso ai link coinvolti a tutta l'Europa, indipendentemente dal dominio utilizzato. Ciò significa che un utente francese non vedrà il link nemmeno navigando su Google.com, mentre chi naviga dagli Usa continuerà a visualizzarlo. La Cnil, invece, vorrebbe oscurare i collegamenti in tutto il mondo, applicando una vera e propria censura globale.