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Equo Compenso, Apple applica le nuove tasse e aumenta il prezzo di iPhone e iPad

Il colosso di Cupertino sfata il mito che vedeva gli aumenti relativi all’Equo Compenso pagati dalle aziende produttrici e aumenta i prezzi di tutti i suoi dispositivi elettronici dotati di memoria di massa interna.
A cura di Dario Caliendo
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Facendo morire ogni speranza dei sognatori che speravano davvero che gli aumenti relativi all'Equo Compenso fossero stati pagati dalle aziende produttrici e non dai consumatori, arrivano le prime conseguenze della nuova tassazione fortemente voluta da Gino Paoli e tutta la SIAE. Una delle prime aziende ad attuare la nuova tassazione è Apple, che a partire dalla giornata di oggi ha modificato i prezzi di vendita di tutti i suoi dispositivi elettronici, iPhone e iPad compresi.

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Per acquistare un iPhone 5S da 16 GB bisognerà pagare 3,78 euro in più, mentre il modello da 32GB costa 4,76 euro in più (nello specifico 843,76 euro) e quello da 64GB costa 5,25 euro in più (per un totale di 954,25 euro).

Per quanto riguarda gli iPad Air invece, l’aumento è di 2,5 euro per il modello da Air da 16GB WiFi (che ora costa 481,56 euro), di 3,5 euro per il rispettivo modello da 32GB e di 4 euro per i modelli da 64 e 128 GB.

Insomma una volta erano solo 99 centesimi per gli smartphone, e niente per i tablet, ma ormai è acqua passata. Adesso dovremo pagare una sovrattassa che potrebbe arrivare fino a 5,2 euro in più sugli smartphone9 euro in più sulle chiavette USB e addirittura fino a 32,20 euro in più per ogni computer desktop o portatile. Una tassazione destinata a tutti i detentori del diritto d’autore, che dal 2003 si applica a qualsiasi dispositivo dotato di una memoria di massa, ma che – con il nuovo aumento – è aumentata più del 100 percento a quella precedentemente in vigore, aggiornata per l'ultima volta nel 2009.

Una tassazione che ha fatto nascere tantissime polemiche, proprio perché secondo quanto rivelato da un’indagine ad hoc commissionata dal precedente Ministro Bray si basa su un concetto obsoleto: dallo studio statistico è emerso che le abitudini degli italiani sono profondamente cambiate, e che solo 13,5 percento di chi acquista di opere protette dal diritto d’autore, realizza abitualmente una copia privata dei contenuti e, in ogni caso, il 69,4 percento lo fa tramite computer.

Pesantissime anche le critiche delle più importanti associazioni per i consumatori, tra le quali spicca Altroconsumo che oltre a ricorrere al TAR, ha avviato una petizione popolare, raggiungibile cliccando QUI: ad oggi, le firme raccolte sono già oltre trentaduemila, e siamo convinti che il numero è destinato a crescere sostanzialmente.

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