Facebook, critiche per i feed pubblicitari e prime ammissioni
Facebook sta ricevendo sempre più critiche a causa della sua gestione degli annunci pubblicitari. Ad essere messi sotto accusa sono soprattutto i contenuti sponsorizzati, che da pochi al giorno sono diventati man mano sempre più frequenti, fino ad invadere le bacheche degli utenti. A rendere il tutto ancora più invasivo, c'è la veste grafica di questi annunci pubblicitari, troppo simile a quella dei post tradizionali degli utenti e facilmente confondibile.
Le storie sponsorizzate erano state introdotte da Facebook qualche mese fa, una soluzione senza dubbio molto interessante per i marketers e per la stessa piattaforma, che poteva ulteriormente monetizzare gli 800 milioni di iscritti.
Nella prima fase il numero di queste storie era assai ridotto ma con il tempo è andato man mano aumentando, diventando una vera scocciatura per gli utenti. Molti hanno criticato la veste grafica, sostenendo che dovrebbe essere messo in risalto il carattere pubblicitario per distinguerlo dal flusso normale di dati, ma nelle volontà di Facebook c'era l'esatto opposto, ovvero una vera e propria fusione con i contenuti classici per creare un unico corpo.
Insomma, brand e marche diventano parte della nostra vita (dato che Facebook dovrebbe esserne il “diario”) al pari delle foto con gli amici o del video preferito su YouTube. Questa almeno è la volontà a Palo Alto, ma gli utenti, chissà perchè, sembrano tutt'altro che entusiasti.
Facebook ha ammesso questa strategia “subliminale”, affermando però che il valore aggiunte delle pubblicità sono le affinità con i gusti degli utenti, come se ciò le rendesse meno invasive.
Momento di calo di popolarità quello attraversato dal gigante bianco e blu; oltre alle critiche sulla gestione dei contenuti pubblicitari il social network è stato fortemente attaccato per la sua nuova veste grafica, TimeLine. Secondo un recente sondaggio l'86% degli iscritti non ha per nulla gradito l'upgrade, e considerata anche la politica spregiudicata in campo pubblicitario di Palo Alto il rischio di un'emorragia di utenti si fa sempre più concreto.