Facebook, flop dopo il primo giorno di contrattazioni
L'auspicio è che la vita matrimoniale di Mark Zuckerberg sia più serena del destino della sua azienda. Al primo giorno di contrattazioni infatti, il titolo non solo non fa segnare il boom che alcuni (pochi in verità) si aspettavano ma scende pesantemente al di sotto del prezzo stabilito per il collocamento, 38 dollari, perdendo addirittura il 13,2%. Non certo l'esordio migliore per quella che è stata la più grande IPO della storia della tecnologia, segnata fin dall'inizio però da funesti presagi. Come ad esempio il ritardo di mezzora che ha caratterizzato l'avvio delle operazioni, un'eternità se paragonato ai ritmi frenetici che caratterizzano l'attività borsistica. La colpa in questo caso è stata del Nasdaq, l'indice tecnologico americano che si è occupato della procedura dell'IPO. Non è ancora stata precisata la natura del problema che ha causato uno slittamento di oltre 30 minuti, quel che è certo è che gli investitori che avevano prenotato quote poi non assegnate a causa del disservizio già promettono azioni legali, oltre all'ipotesi tutt'altro che remota che sia la stessa SEC ad entrare in gioco e stabilire colpe e responsabilità.
PRIVACY E DUBBI – Oltre ai problemi della partenza il colosso di Menlo Park si trova a dover affrontare l'annosa questione della privacy degli utenti; il nuovo regolamento al vaglio dell'UE potrebbe risultare in parte incompatibile con le norme adottate dal social network, il che porterebbe qualche problema di condivisione di informazioni tra i cittadini comunitari. Su tutto però domina il timore del mercato che Facebook e soprattutto la sua capacità di monetizzare il suo successo non siano altro che un enorme bolla, pronta a scoppiare portando alla rovina quanti vi avevano investito. Già quando è stato reso noto il prezzo di collocamento delle azioni sono stati in molti a ritenerle troppo care, soprattutto per un titolo così ballerino; la prima giornata di quotazioni poi ha sofferto la diffidenza degli azionisti dinnanzi ad un prodotto così instabile, sfiducia che si è tramutata in un bilancio decisamente negativo; a peggiorare la situazione ci ha pensato la class action miliardaria intentata contro la piattaforma a causa del tracciamento dei dati degli utenti.