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Facebook parte da 2,38 miliardi di utenti per rivoluzionare l’intera piattaforma

Il social network blu è tornato a crescere facendo registrare un incremento dell’8% nel numero di utenti attivi ogni mese, ma in un intervento pubblico il CEO Mark Zuckerberg ha ammesso che i cambiamenti che ha in mente per la sua famiglia di app avranno effetti imprevedibili sul medio e lungo termine.
A cura di Lorenzo Longhitano
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mark zuckerberg

Ormai sembra essere una direzione ben precisa quella che Mark Zuckerberg ha intenzione di imprimere a Facebook nel futuro prossimo e remoto: in un intervento pubblicato proprio sulle pagine social network il numero uno dell'azienda è tornato a parlare di temi già affrontati negli scorsi mesi, come la prossima riorganizzazione del social come piattaforma di condivisione focalizzata sulla privacy e come la richiesta di aiuto ai governi di tutto il mondo affinché aiutino la società a darsi regole nella moderazione del dibattito pubblico. Il colosso Facebook dà così l'impressione di volersi muovere in territori inesplorati, e lo fa in un periodo che nonostante gli scandali (e potenziali multe in arrivo) sembra essere particolarmente proficuo. Nell'ultimo trimestre il gruppo ha fatto registrare un numero di utenti attivi ogni mese mai così alto: ben 2,38 miliardi, l'8% in più rispetto a quelli fatti registrare l'anno scorso.

2,7 miliardi su Facebook, Instagram e WhatsApp

Nel suo intervento però Zuckerberg ha preferito utilizzare un'altra cifra per descrivere il pubblico degli utenti che saranno coinvolti nella rivoluzione che ha in mente: 2,7 miliardi, ovvero il numero di persone che ogni mese utilizzano almeno un'app della famiglia allargata di Facebook, che comprende anche Messenger, Instagram e WhatsApp. Il dato aggregato in realtò risale a fine gennaio, ma da ora in poi è probabile sarà quello che sentiremo chiamato in causa più spesso. Zuckerberg in effetti nel suo intervento di oggi è stato chiaro: se Facebook e Instagram negli ultimi 15 anni sono diventati l'equivalente di una piazza virtuale, ora il gruppo vuole creare un salotto nel quale gli utenti possano trovarsi a proprio agio a condividere opinioni ed esperienze in intimità. In questo salotto le interazioni saranno private e accessibili a tutte le piattaforme del gruppo; i messaggi effimeri, e i dati conservati in modo sicuro e su server inaccessibili da eventuali governi. Lo stesso Zuckerberg ha ammesso di non avere idea di quale impatto possa avere questo cambiamento sugli affari della società sul lungo periodo, ma anche che le opportunità superino di gran lunga i rischi.

"Servono regole dai governi"

Come abbiamo già avuto modo di osservare si tratta di un cambiamento non da poco, che Facebook vuole affrontare offrendo in parallelo la propria collaborazione ai governi mondiali affinché aziende e istituzioni trovino una soluzione ai problemi che affliggono le piattaforme di condivisione online in modo ormai pandemico. Zuckerberg auspica ad esempio che non debba più essere Facebook a decidere cosa sia legittimo pubblicare sulle proprie pagine, ma che decisioni simili vengano prese in seguito a un dibattito pubblico; lo stesso vale per le norme che regolano il processo di propaganda politica a mezzo social, la cui formulazione e messa in pratica ha il potere di influenzare gli esiti delle elezioni in mezzo mondo. Lato privacy Zuckerberg, in controtendenza rispetto all'atteggiamento assunto da Facebook fino ad ora, auspica invece che il maggior numero possibile di Paesi adotti sistemi simili al GDPR, per evitare una frammentazione della Rete che rischia di lasciare a governi autoritari mano libera per implementare politiche di controllo restrittive della libertà dei propri cittadini.

Anche in questo caso le proposte formulate dal CEO sono legate a un'ammissione: "Si tratterà di fare dei compromessi. Non possiamo godere di libertà di parola completa aspettandoci che l'odio non si insinui nel dibattito, né godere di privacy totale sperando di tenere sotto controllo ogni tipo di minaccia alla sicurezza. La posta in gioco però è troppo alta per lasciare che sia un'azienda privata a decidere per tutti le regole della partita. So che ogni processo di regolamentazione potrebbe danneggiare i nostri affari, ma penso che sia necessario risolvere questi problemi più di quanto non lo siano i nostri interessi in quanto azienda".

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