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Final Fantasy VII Remake è un salto nel passato che non ha paura di innovare

Dopo 23 anni, Final Fantasy VII ritorna con un remake che trova un equilibrio quasi perfetto di rottura e fedeltà al passato, proponendo un titolo fresco, nuovo, accattivante e, per certi aspetti, anche coraggioso.
A cura di Marco Paretti
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Sono passati 23 anni dall'uscita di uno degli episodi più apprezzati e conosciuti della serie Final Fantasy, ma l'entusiasmo nei suoi confronti non è mai calato. L'avventura di Cloud Strife, che ora ritorna in un remake atteso da decenni dagli appassionati, ha d'altronde rappresentato un cambiamento epocale per la serie, che dalle forme bidimensionali dei capitoli precedenti assumeva per la prima volta una tridimensionalità che l'ha catapultato nell'olimpo dei giochi di ruolo. Un rottura con il passato che proprio questo remake vuole sottolineare, proponendo un titolo fresco, nuovo, accattivante e, per certi aspetti, anche coraggioso.

Diciamolo subito: quella in uscita in questi giorni è solamente la prima parte di un progetto relativo al remake di Final Fantasy VII. Non abbiamo giocato al gioco completo e i giocatori non ci giocheranno acquistandolo: gli altri episodi saranno lanciati in un futuro che per il momento non ha date. L'esperienza del remake, quindi, coinvolge la sola area relativa alla città di Midgar, proponendo però un'esperienza ben più estesa di quella dell'originale con decine di ore di contenuti. La base, però, è quella dell'esplosivo settimo capitolo, la cui narrazione viene seguita (quasi) fedelmente nel corso dell'avventura, aggiornando il tutto in visuali e meccaniche moderne.

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È questo l'elemento di certo più impressionante di questa operazione, che si rivela non solamente un tentativo di scavare nella nostalgia di chi è cresciuto negli anni '90 ma anche un incredibile sforzo tecnico che ha portato alla traduzione dell'esperienza di Final Fantasy VII in qualcosa di moderno, mantenendo lo stile e il feeling dell'originale ma proponendo un prodotto che sa di nuovo. È un equilibrio difficile da ottenere, soprattutto con un prodotto così delicato come il settimo capitolo di una delle saghe di giochi di ruolo più famose al mondo. Eppure, qui sembra funzionare tutto.

Certo, ci sono dei momenti che forse potevano essere evitati, così come alcune scelte non riescono a convincere pienamente perché chiaramente prese per riempire dei buchi e allungare il brodo, ma l'intera esperienza è entusiasmante. Anche perché nonostante il suo voler prendere in esame solamente la parte iniziale del gioco, questo remake lascia già intendere di voler fornire una visione più completa e approfondita della storia del gioco, spiegando e analizzando alcuni elementi che nell'originale erano dati per scontati o semplicemente ignorati. Come la posizione di Avalanche, il gruppo di attivisti che qui si scopre essere una cellula di un'organizzazione più ampia, cosa che nell'originale non era indicata. Allo stesso modo vengono approfondite le personalità di alcuni personaggi che nel 1997 sono state messe in secondo piano.

Ma il risultato più evidente di questo rimodernamento è il gameplay, che presenta un cambiamento ancora più esplosivo rispetto a quello che caratterizza gli aspetti visivi e narrativi. L'originale, d'altronde, era un classico RPG a turni con combattimenti casuali nei quali i personaggi attaccavano seguendo un preciso ordine. Questo remake, invece, elimina tutto ciò in favore di un modello di combattimento orientato all'azione simile a quello di Final Fantasy XV, con scontri in tempo reale e possibilità di spostarsi liberamente. Ma con un twist molto interessante: se l'attacco è completamente libero, per poter utilizzare oggetti, magie e abilità bisogna riempire una speciale barra che, quando si decide di usare uno di questi elementi, ferma il tempo. Un approccio interessante, che se unito alla possibilità di passare da un personaggio all'altro in battaglia fornisce anche un senso di strategia in grado di richiamare l'originale.

Quello che stona in questa riproposizione sono paradossalmente alcune cose nuove, come le missioni secondarie che, nella maggior parte dei casi, non portano nulla di davvero nuovo al gioco e, anzi, spesso prevedono semplicemente l'uccisione di mostri o il recupero di un oggetto senza nasconderli dietro una grande esplorazione. Allo stesso modo, alcune battaglie contro i boss possono risultare estremamente frustranti e lunghe, ma senza giustificare questo approccio particolarmente punitivo. Ma a parte questi elementi, Final Fantasy VII funziona. Anche nelle sue scelte più coraggiose che, soprattutto alla fine di questo primo episodio, lasciano intendere un futuro che potrebbe deviare da quello che conosciamo. Ma che nonostante questo non ci fanno passare la voglia di scoprire come sarà il mondo fuori da Midgar.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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