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Google e diritto all’oblio: ex-senatore leghista chiede 10 milioni di risarcimento

Come proteggere i propri dati imbarazzanti in rete e chiedere il diritto all’oblio? Achille Ottaviani chiede un risarcimento di 10 milioni al motore di ricerca facendo rispuntare l’idea della cancellazione dell’identità virtuale con un solo click.
A cura di Vito Lopriore
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Achille Ottaviani, ex senatore della Lega, primo sindaco leghista del Veneto a Soave e secondo d'Italia, ha denunciato i motori di ricerca e Google per vilipendio alla sua immagine pubblica. Nelle SERP (Search engine results page) di Google infatti è indicizzato un articolo, che fa parte dell’archivio del Corriere.it, che appare come quinto nella lista e che riporta un'autorizzazione a procedere per un reato dal quale è stato "assolto nel lontano 1996 dal Tribunale di Verona con formula piena perché il fatto non sussiste", come cita il politico.

Ottaviani, che è stato anche capogruppo della commissione Agricoltura e Vigilanza Rai per vent'anni, cerca di nuovo la prima pagina, sperando che questa notizia offuschi quella del procedimento a procedere, chiedendo a Google 10 milioni di euro come risarcimento per danni morali e materiali e il diritto all’oblio.

Del diritto all’oblio sul web in Italia si era parlato già a Marzo, quando un giudice del Tribunale di Chieti ha emesso una sentenza contro la testata giornalistica online PrimaDaNoi.it, ordinando la cancellazione di un articolo riguardante due persone arrestate, la cui posizione è stata archiviata dalla questura con la revoca delle misure cautelari, più il risarcimento di 5mila euro.

I motori di ricerca sono stati definiti dall’ex-senatore leghista dei mostri informatici che “usano sistemi inattaccabili e per un certo verso barbari, contro i quali è praticamente impossibile combattere” e che ignorerebbero l’attività come parlamentare e capogruppo della commissione agricoltura e vigilanza Rai di vent’anni, pubblicando solo la questione giudiziaria per cui ha ottenuto l’assoluzione con formula piena nel 1996. Attraverso gli studi legali Leopizzi del foro di Lecce e Smith, Rogers & Partners di New York, Ottaviani chiede una sorta di ricostruzione editoriale della sua carriera a Google, ottenendo molta visibilità anche in rete per questo e annuncia che, in caso di vittoria, devolverà l’eventuale risarcimento all’associazione dei familiari dei magistrati vittime di mafia.

Google-e-il-diritto-alla-privacy

Dopo una vicenda simile in Spagna, dove molti cittadini si sono lamentati che alcuni episodi della loro vita, quali condanne inflitte molti anni fa o altre questioni di non poco imbarazzo, rispuntino sul web, il direttore delle relazioni esterne di Google Europa, Peter Barron, ha dichiarato "Le leggi spagnole e comunitarie affermano che l'editore è responsabile dei contenuti pubblicati. Esigere però che gli intermediari, come i motori di ricerca, censurino i contenuti pubblicati da altri, avrà un effetto sulla libertà di espressione, senza per altro proteggere la privacy".

Viviane Reding, Commissario UE per la giustizia, i diritti fondamentali e la cittadinanza, ha replicato "La protezione dei dati personali è un diritto fondamentale, per garantirlo abbiamo bisogno di norme chiare e coerenti. Dobbiamo quindi aggiornare la nostra legislazione perché faccia fronte alle sfide poste dalle nuove tecnologie e dalla globalizzazione".

Il riferimento è al diritto all'oblio nel web di dati che violerebbero la privacy; alla fine del 2009 è arrivata la web suicide machine che permette di cancellare i propri account dalla rete (Facebook, Myspace, Twitter, LinkedIn) in un solo click in meno di un'ora, ma chi sarebbe pronto a cancellare la propria identità virtuale ed avviare così il proprio suicidio web 2.0?

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