Google sposta l’80% del suo fatturato alle Bermuda e risparmia 2 miliardi di tasse
Secondo la rivista economica Bloomberg Google avrebbe spostato quest'anno 9,8 miliardi di dollari di fatturato in una società di comodo alle Bermuda, risparmiando così 2 miliardi di dollari di tasse. Una procedura consueta anche se in continua crescita (nel 2010 la cifra era la metà) che rischia però di gettare benzina sul fuoco nella bagarre in atto tra i governi europei e le multinazionali della rete (tra cui BigG, appunto), accusate di incassare profitti enormi pagando le tasse in paesi con regimi fiscali agevolati.
Un'accusa che a quanto pare trova più che fondamento visto che Mountain View ha confermato l'operazione, affermando però allo stesso tempo di aver rispettato le leggi fiscali in tutti i Paesi in cui opera. Intanto il Vecchio Continente è sul piede di guerra, con la Commissione UE che la scorsa settimana ha raccomandato ai Paesi di adottare precisi strumenti per evitare situazioni del genere e di stilare una "lista nera" dei paradisi fiscali, una soluzione forse non sufficiente visto che proprio le Bermuda sono già presenti nelle black list di molte nazioni (tra cui l'Italia) per lo stesso motivo, senza che la procedura abbia sortito significativi effetti.
Intanto la "battaglia dei Governi" comincia ad ottenere i primi risultati. Proprio ieri è stato arrestato Fabian Thylmann, lo zar di YouPorn, per evasione fiscale mentre la scorsa settimana gli uffici di Facebook Italy sono stati visitati dalla Guardia di Finanza, insospettita dai 53mila euro di utili dichiarati nel 2011 nel nostro paese.