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Google Tax, ritirato l’emendamento alla Legge di Stabilità

Stop temporaneo per l’emendamento alla Legge di Sabilità relativo alla Web Tax: la tassa per i big della rete potrebbe arrivare più tardi del previsto e con una stesura modificata.
A cura di Dario Caliendo
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A sorpresa, il deputato Francesco Boccia ha fatto un passo indietro. Dopo settimane di discussioni (e polemiche) e praticamente quasi in concomitanza del pronunciamento sulla decadenza di Silvio Berlusconi, l'emendamento alla legge di Stabilità sulla Web Tax è stato ritirato.

Il nodo centrale della proposta di legge, prevedeva che: “i soggetti passivi di IVA che intendano acquistare servizi on line sia come commercio elettronico […] sono obbligati ad acquistarli da società titolari di una partita IVA italiana”. In soldoni, secondo quanto riportato nella proposta di legge, tutte le aziende estere che intendono vendere i propri servizi in Italia, non potranno appoggiarsi a paesi con pressione fiscale ridotta (come l'Irlanda ed il Lussemburgo), ma dovranno aprire una partita IVA italiana.

Ancora sconosciuti i motivi di questo stop temporaneo. Si vocifera che l'autore dell'emendamento voglia ripresentare il testo in Commissione Bilancio alla Camera, in una versione rivista e con una serie di modifiche. Un'altra soluzione possibile è la presentazione di un vero e proprio disegno di legge, che quindi esulerebbe dalla discussione della Norma sulla Stabilità e che darebbe il via al semplice iter canonico. In ogni caso una cosa è certa: nonostante le forti critiche da parte di esperti ed economisti, Boccia non intende assolutamente mollare e ne discuterà mercoledì 27 novembre, nel corso di un convegno organizzato dall'ANICA (Associazione nazionale industrie cinematografiche audiovisive e multimediali).

Un passo indietro necessario. Nel caso in cui fosse stato approvato l'emendamento nella sua attuale stesura, il Parlamento Italiano si sarebbe messo nella scomoda posizione di intervenire sulla possibilità, da parte delle aziende estere, di offrire beni e servizi da un altro paese dell'Unione Europea ed in effetti, un eccesso di protezionismo ed un evidente ostacolo fiscale per le aziende, avrebbero potuto avere un effetto boomerang contro lo sviluppo tecnologico del Paese, scoraggiando gli investimenti e le transazioni estere.

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