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Esplosione in una fabbrica cinese rallenta la produzione di iPhone 6. Ma il problema non è questo

Davvero drammatico il bilancio di una grave esplosione verificatasi lo scorso week end nello stabilimento di un’azienda subappaltatrice di Foxconn, a lavoro a pieno regime per la produzione di componentistiche per l’iPhone 6, lo Xiaomi Mi4 e prodotti destinati ad altre 40 aziende.
A cura di Dario Caliendo
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Sessantotto morti e più di duecento operai feriti. E' questo il drammatico bilancio di una tragedia accaduta lo scorso week end, causata da una grave esplosione in una fabbrica di un'azienda subappaltatrice di Foxconn, in questo periodo a lavoro a pieno regime per la produzione di massa delle componentistiche del nuovo iPhone 6, ma anche dello Xiaomi Mi4 e l'ormai prossimo Meizu MX4.

Non si conoscono ancora le cause che avrebbero causato l'esplosione, ma non è la prima volta che una tragedia del genere accade in una fabbrica cinese, e nonostante le preoccupazioni di parte degli appassionati di tutto il mondo siano rivolte ai ritardi nella produzione che ne deriveranno, quanto è accaduto in Cina è un fatto gravissimo che mette ancora una volta in evidenza – se ancora ce ne fosse bisogno – la necessità di una regolamentazione ad-hoc e l'aumento dei controlli di sicurezza nelle fabbriche orientali, spesso protagoniste di incidenti simili e di episodi di sfruttamento dei lavori e di minorenni.

E' di due settimane fa la notizia che visto Samsung costretta costretta a interrompere i rapporti con Dongguan Shinyang Electronics Co, un'azienda produttrice che ispezionata per quattro volte in un periodo di 12 mesi, avrebbe commesso diverse azioni illegali, compresa l’assunzione di minori.

Molto probabilmente la causa dell'esplosione dello scorso week end è dovuta alla presenza di di polvere infiammabile all'interno di un condotto usato per la rifinitura dei materiali, la stessa causa che provocò, il 20 maggio 2011, un'ulteriore esplosione nello stabilimento Foxconn di Chengdu che causò la morte di tre operai e quindici feriti, alcuni dei quali in condizioni critiche.

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Foxconn è da anni sotto i riflettori per quanto riguarda la sicurezza e le condizioni degli operai sul posto di lavoro. Nel 2010 l'azienda asiatica fu la macabra protagonista di una serie di suicidi causati dai ritmi di lavoro serrati e da una gestione del personale a dir poco oppressiva, che fu rilevata anche da un rapporto pubblicato dal Centre for Research on Multinational Corporations e del gruppo Students & Scholars Against Corporate Misbehaviour, in cui all'epoca si parlava anche di un sistema di protezione non adeguato e di una inammissibile impreparazione degli operai nella gestione delle sostanze chimiche ed esplosive.

E intanto, in Europa e America si valutano i propri acquisti in base alle prestazioni, al design e al prezzo, e ci si preoccupa di interrogarsi sul successo di un determinato smartphone rispetto a un altro, animando una battaglia – tanto inutile quanto stupida – tra appassionati dei diversi brand, non preoccupandosi minimamente della triste realtà che da anni schiaccia la filiera produttiva che di fatto assembla la stragrande maggioranza di tutti i dispositivi tecnologici che vengono venduti in occidente. Come se il problema non riguardasse tutti noi.

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