Quando al cinema è uscito il primo Guardiani della Galassia, i motivi per avere fiducia nel progetto erano molti: dalla scelta del cast capitanato da Chris Pratt alla regia affidata a James Gunn, il successo di uno dei filoni del Marvel Cinematic Universe è stato costruito su solide fondamenta. Quando si parla di videogiochi, però, è difficile nascondere i dubbi. Soprattutto quando si parla di prodotti derivati da film o fumetti e che arrivano dopo una prova non proprio eccelsa partorita dallo stesso studio di sviluppo. Con Marvel's Avengers, Square Enix ha fatto un passo falso mancando clamorosamente il successo avuto dal MCU e proponendo un titolo che, sebbene in parte valido, era minato da numerose problematiche. Non dovrebbero quindi stupire i dubbi su Guardians of the Galaxy, il secondo tentativo a tema Marvel dello studio che peraltro non conta più sulle punte di diamante Marvel composte dai Vendicatori. Eppure, forse proprio come la sua controparte cinematografica, i Guardiani videoludici sono un piccolo capolavoro di rivalsa.
L'evoluzione dell'action supereroistico secondo Square Enix perde quegli elementi che hanno appesantito Avengers (la componente multigiocatore, la struttura aperta delle missioni e le microtransazioni, per esempio) in favore di una progressione lineare ma che ha chiaramente fornito agli sviluppatori maggiori strumenti per raccontare (bene) una storia. Non ci sono hub dove scegliere le missioni né la possibilità di giocare nei panni di ogni Guardiano: in Guardians of the Galaxy i giocatori prendono le redini di Peter Quill/Star-Lord e lasciano il resto del team nelle mani dell'intelligenza artificiale, che è possibile aiutare selezionando determinate mosse speciali. Queste rappresentano anche la limitata evoluzione dei personaggi, che possono essere potenziati sbloccando tre abilità a testa più una speciale sbloccata con il progredire della storia. Non ci sono livelli, accessori o armi da sbloccare. Solo costumi, che però restano elementi puramente estetici. E va bene così, perché quello che funziona in Guardians of the Galaxy è la storia.
A una prima occhiata il gioco di Square Enix potrebbe trarre in inganno, facendovi pensare a un action in terza persona dove la maggior parte del tempo la si passa sparando all'impazzata o usando le spettacolari abilità del team, passando da una stanza all'altra falciando orde di nemici. Non è così, anzi. La bellezza del titolo ispirato al team di sgangherati supereroi è in gran parte dovuta proprio al gruppo di personaggi e alle loro interazioni, che per tutta la durata del gioco mettono in piedi dei dialoghi sempre accattivanti e ben studiati, capaci di strappare più di un sorriso al giocatore. Aiuta anche la trama, varia e non troppo dispersiva, che peraltro porta il gruppo a incontrare alcuni personaggi e ambienti che sicuramente faranno entusiasmare i fan Marvel. Il risultato è un'esperienza che cattura e intrattiene per una ventina di ore perfettamente bilanciate e che fanno venire voglia di un grande "binge play".
E poi Guardians of the Galaxy cattura anche per l'aspetto visivo, soprattutto su console di nuova generazione. Ovviamente, proprio come in Avengers, i personaggi sono originali e non hanno le fattezze degli attori dei film. Un elemento che, a conti fatti, è forse uno dei punti forti del gioco, che in questo modo può sbizzarristi completamente nel rivisitare persone e luoghi a proprio piacimento, proponendo uno stile estremamente intrigante, accattivante e soprattutto fresco per tutti gli appassionati che da ormai due decenni vivono nell'immaginario del MCU. A completare l'aspetto visivo è la pulizia dell'immagine e i colori vivaci che caratterizzano la palette scelta dagli sviluppatori. Ma d'altronde stiamo parlando dei Guardiani della Galassia, che sullo stile scanzonato, sopra le righe e anche un po' rock hanno fondato tutto il loro successo. Se queste sono le premesse, non vediamo l'ora di scoprire quali altri progetti Marvel potrà sfornare Square Enix, sperando che la formula sia sempre quella vincente di una storia che funziona. Forse il settore videoludico ora ha bisogno proprio di questo.