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Guerrieri di Facebook, l’esercito inglese vuole affrontare le guerre moderne sui social network

Propaganda, informazione e condivisione. Una guerra psicologia e asimmetrica combattuta a suon di “evangelisti” che, selezionati anche all’interno delle popolazioni colpite, dovranno istruire i civili e persuaderli a collaborare e ad abbandonare il regime.
A cura di Marco Paretti
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guerrieri facebook esercito inglese

Durante la seconda guerra mondiale il contatto con tra gli alleati e le popolazioni locali avveniva tramite la propaganda. In Italia, per esempio, prima e dopo i bombardamenti inglesi venivano lanciati dei volantini per convincere gli italiani a ritirare il loro sostegno al regime. Questo non solo permetteva di avere un primo contatto con la popolazione, ma consentiva agli alleati di informare realmente su come stesse procedendo la guerra. I volantini parlavano della sconfitta in Grecia del 1940, della controffensiva anglo-americana in nord Africa, della perdita dell’impero italiano dall’inizio del 1941 e della crisi tedesca a Stalingrado nell’autunno del 1942. Insomma, non solo spiegavano agli italiani che il regime andava abbandonato, smontando minuziosamente il mito di Mussolini, ma cercavano di far capire agli italiani che i bombardamenti erano il modo migliore per uscire da quella situazione.

Nel 2015 i metodi non sono cambiati, ma viaggiano su un diverso tipo di mezzo comunicativo: i social network. Sono proprio gli inglesi ad aver dato vita alla 77esima brigata, meglio conosciuta come i Guerrieri di Facebook; 1.500 soldati specializzati in operazioni psicologiche e nell'utilizzo dei social che a partire da aprile forniranno supporto alle classiche truppe. La brigata sarà responsabile di quella che viene definita guerra non letale, quella cioè che punta a plasmare le menti delle persone coinvolte nei conflitti. Amiche e nemiche. Secondo questo concetto, l'opinione delle popolazioni dei paesi colpiti, proprio come nel caso dell'Italia, va spinta a simpatizzare per gli alleati, mentre quella dei cittadini inglesi deve essere portata a "giustificare" un'azione in questi paesi. Il tutto tramite l'utilizzo ponderato dei social network.

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Impossibile, nei conflitti moderni, sopraffare i nemici solamente con l'utilizzo di azioni militari dirette. Una lezione sottolineata dalla guerra in Afghanistan, ma anche dai recenti conflitti in Iraq e Ucraina. Coinvolgimento, condivisione e anche un pizzico di fact checking, per smascherare le bufale divulgate dai regimi per mettere sotto una cattiva luce gli eserciti alleati. Una guerra psicologia e asimmetrica combattuta a suon di "evangelisti" che, selezionati anche all'interno delle popolazioni colpite, dovranno istruire i civili e persuaderli a collaborare e ad abbandonare il nemico. In questo i social network avranno un ruolo fondamentale grazie alla possibilità di raggiungere istantaneamente un'enorme fetta di popolazione. Contrastando, peraltro, la propaganda che i regimi già portano avanti da diverso tempo sul web.

"La 77esima brigata è stata creata per unire una serie di capacità essenziali per superare le sfide dei conflitti moderni" ha spiegato un portavoce dell'esercito inglese "Sappiamo che le azioni di altri nelle guerre moderne possono essere influenzate in maniere non necessariamente violente". Un'idea che, paradossalmente, le organizzazioni che gli inglesi si apprestano a combattere conoscono bene. Da diverso tempo l'ISIS utilizza i social network per indottrinare e reclutare nuovi combattenti da tutto il mondo, con decine di migliaia di profili Facebook e Twitter estremamente attivi e caratterizzati da una continua attività propagandistica. In questo le forze di difesa israeliane sono state delle pioniere e attualmente contano profili attivi su oltre 30 piattaforme online – tra cui Facebook, Twitter, YouTube e Instagram – tradotti in sei lingue.

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Visto il grande aumento della presenza online di realtà come l'ISIS e dei suoi simpatizzanti o presunti tali – tra tutti i Lizard Squad e il Cyber Califfato – su internet sono molte le realtà che hanno "dichiarato guerra" a questi gruppi estremisti. Da diversi mesi il gruppo di attivisti hacker Anonymous ha preso di mira i molti profili social dei membri dell'ISIS, eliminandoli uno ad uno e pubblicando profili ed email di persone affiliate ai guerriglieri. L'ultimo esempio di contro-propaganda è avvenuto proprio ieri, quando Anonymous ha divulgato un video nel quale definisce l'ISIS come un virus che va debellato.

La 77esima brigata deve il nome ai Chindit, i guerriglieri inglesi della seconda guerra mondiale guidati da Maj Gen Orde Wingate contro i giapponesi in Birmania. Le controverse tattiche adottate da Wingate hanno permesso alle forze inglesi di sopraffare quelle giapponesi grazie all'invio di gruppi di soldati all'interno del territorio nemico, la creazione di incertezza nel comando giapponese e obbligando i nemici a modificare le proprie strategie. Proprio come i Chindit – omaggiati da uno stemma raffigurante una creatura della Birmania – la nuova brigata dovrà dimostrarsi flessibile davanti alle sfide lanciate dai nuovi mezzi di comunicazione del nostro secolo. "Tendiamo a preferire un approccio indiretto. Possiamo incoraggiare senza essere aggressivi" ha spiegato Marshall Webb, comandante delle operazioni speciali Nato "Siamo consapevoli del fatto che fiducia, condivisione di informazioni e collaborazione siano elementi cruciali".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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