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Huawei: “Crediamo nel nostro ecosistema. Il 5G? Se fosse diffuso la situazione sarebbe diversa”

Con il lancio della serie P40, Huawei concretizza ulteriormente il futuro in cui i suoi dispositivi si rendono indipendenti da Google. “Stiamo investendo nella ricerca e sviluppo perché la tecnologia fa la differenza: se oggi il 5G fosse stato più sviluppato, la situazione sarebbe diversa”.
A cura di Marco Paretti
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Con il lancio della serie P40, Huawei punta a un futuro dove il suo nuovo ecosistema proprietario prova a sganciarsi completamente da Google proponendo un suo store interno, l'AppGallery, e una versione senza Google Services del suo EMUI. Una decisione di certo sospinta dal blocco imposto dagli Stati Uniti lo scorso anno, ma anche dalla volontà di proporre un sistema unificato ai suoi clienti che ora, pare, è pronto per il debutto in tutto il mondo con un dispositivo che punta a competere con i principali top di gamma. Ne abbiamo parlato con Isabella Lazzini, Marketing & Retail Director di Huawei Italia, a margine della conferenza di presentazione dei nuovi P40.

"Sicuramente la direzione intrapresa con la nuova linea è quella di portare la fotografia a un livello visionario" spiega Lazzini. "Questi smartphone parlano a tutti i consumatori che cercano un prodotto in grado di accompagnarli in un'esperienza fotografica ai massimi livelli e li abilita a scattare delle fotografie come dei professionisti. Insomma, un'esperienza professionale alla portata di tutti". Un approccio che si affianca a un nuovo sforzo nel campo dei video, dove i P40 si dovranno scontrare con una concorrenza che è fondamentalmente composta dagli iPhone.

"Abbiamo portato anche la fotocamera frontale a un livello dove si hanno 32 megapixel e video in 4K" continua Lazzini. "In un momento in cui la tecnologia diventa un importante mezzo di comunicazione, come in questo periodo, diventa anche fondamentale farlo con grande qualità". E se da un lato la certezza sul prodotto c'è, quello che davvero ora rappresenta una grande incognita è la situazione in merito all'ecosistema proprietario, soprattutto dal punto di vista delle applicazioni disponibili all'interno dello store digitale di Huawei.

"È un prodotto che rimane Android, basato sulla versione open source" spiega Lazzini. "Huawei da anni sta lavorando sul suo ecosistema, ma i consumatori possono essere rassicurati perché non significa dover rinunciare alle proprie app. Il Play Store è stato sostituito dall'AppGallery, che è lo store ufficiale Huawei. Oggi abbiamo 400 milioni di utenti in tutto il mondo e 26 milioni in Europa, con 1,2 miliardi di download nella zona europea. AppGallery uno store che continua a popolarsi, i consumatori non rinunciano alle app preferite perché ci sono diversi modi per accedervi. Uno è AppGallery, l'altro è Phone Clone, con il quale trasferire sia i dati che le app da un telefono precedente. Il terzo modo è la possibilità di scaricare le applicazioni dai siti che le rendono disponibili, come Facebook. Un passo che va a rafforzare la strategia dell'azienda di costruire un ecosistema non fatto solo di prodotti ma anche di servizi".

È anche vero, però, che al momento non tutte le applicazioni sono disponibili all'interno di questo sistema e alcune, basandosi sui servizi di Google, implicano un'ottimizzazione che deve partire dagli sviluppatori. "Sono discussioni che stiamo portando avanti" continua. "Tutte le app sviluppate in Italia vengono gestite da un team che ha contatti con le aziende e sta lavorando per portarle a bordo, con priorità a servizi come quelli finanziari. Per le altre app siamo in contatto per portarle nel sistema, è questione di tempo".

Anche la situazione italiana (e non) di lancio di questi P40 è incerta. Se da un lato il dispositivo sembra solido, dall'altro il coronavirus non può che incidere sulle vendite di elementi non essenziali come gli smartphone di fascia alta. "In questo momento storico, nel nostro paese la situazione è di economia di guerra" spiega Lazzini. "Il mercato in generale per diverse aziende e in diversi settori ha subito un rallentamento. Ora i consumatori si concentrano su acquisti di prima necessità, ma i dati di GSK confermano anche che c'è stata una corsa all'equipaggiamento tecnologico da parte degli italiani. È difficile prevedere delle stime di vendita in questo momento storico, ma in Cina Huawei ha già iniziato a ricarburare e il nostro fondatore ha previsto un aumento nella ricerca e sviluppo proprio perché la pandemia ha messo sotto gli occhi di tutti la necessità di avere delle tecnologie e dei prodotti sempre più all'avanguardia, perché possono fare la differenza in momenti come questo. Se oggi il 5G fosse stato più sviluppato, se i governi fossero stati in grado di tracciare più facilmente i dati e gli ospedali fossero stati capaci di dialogare più facilmente, la situazione sarebbe diversa".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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