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I dipendenti di Facebook hanno chiesto di rimuovere i post di Trump, Zuckerberg: “Non lo faremo”

Facebook, a differenza di Twitter, non prenderà provvedimenti nei confronti degli ultimi post del Presidente statunitense Donald Trump, che sui social ha postato in merito agli scontri di Minneapolis causati dall’uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia. Ma i dipendenti protestano.
A cura di Marco Paretti
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Facebook Zuckerberg libra congresso

Facebook, a differenza di Twitter, non prenderà provvedimenti nei confronti degli ultimi post del Presidente statunitense Donald Trump, che sui social ha postato in merito agli scontri di Minneapolis causati dall'uccisione di George Floyd da parte di un agente di polizia. Secondo una nota interna, la decisione del social network sarebbe stata criticata dai dipendenti, che invece vorrebbero che l'azienda di Menlo Park prendesse provvedimenti nei confronti dei post come fatto da Twitter, che ne ha limitato la visibilità perché "glorificano la violenza". Facebook, invece, ha scelto una linea neutrale.

"Trovo le contorsioni che dobbiamo affrontare estremamente difficili da digerire" ha scritto un dipendente tra i commenti del post interno in cui l'azienda afferma di non voler fare nulla. "Tutto ciò punta verso un rischio elevato di escalation violenta e agitazione civile a novembre. Se falliamo il test ora, la storia non ci giudicherà con gentilezza". Quella di Facebook è una decisione diametralmente opposta a quella di Twitter, che invece ha segnalato due tweet sulle elezioni come "potenzialmente ingannevoli" e un post sugli scontri di Minneapolis come "glorificazione della violenza".

Gli stessi post sono presenti su Facebook, che però ha deciso di non toccarli. "Abbiamo determinato che non violano le nostre regole sulle interferenze sui voti perché non ingannano le persone su come possono registrarsi per il voto" ha spiegato Monika Bickert, vice presidente per le politiche aziendali, all'interno della piattaforma interna di Facebook. La pubblicazione del secondo post su George Floyd ha però inasprito la discussione, costringendo lo stesso Zuckerberg a intervenire sul suo profilo personale. "So che molte persone sono deluse dal fatto che abbiamo lasciato i post del Presidente online, ma la nostra posizione è quella di consentire quanta più espressione possibile a meno che non causi un rischio imminente di pericoli indicati nelle nostre politiche".

Insomma, su Facebook i post di Trump non saranno né censurati né limitati. "Abbiamo deciso di lasciare online il post su Minneapolis perché abbiamo interpretato il riferimento alla National Guard come un avvertimento su una possibile azione da parte dello stato, pensiamo che le persone debbano sapere se il governo sta pianificando un intervento" ha scritto Zuckerberg. "La nostra apolitica sull'incitamento alla violenza consente la discussione attorno all'utilizzo statale della forza".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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