8 secondi. È il tempo che, in media e in America, richiede l'apertura di un articolo da mobile una volta cliccato il link presente nel News Feed di Facebook. Una quantità di tempo eterno se si pensa alle tempistiche sempre più rapide del web, che nel proporre contenuti immediati vede proprio il suo maggiore punto di forza. Un tempo che gli Instant Articles del social network di Zuckerberg puntano a ridurre a zero. Disponibili dallo scorso maggio negli Stati Uniti, gli Instant Articles rappresentano una piattaforma integrata all'interno dell'applicazione mobile di Facebook che permette di accedere agli articoli di alcuni dei più importanti media del mondo senza dover attendere tempi di caricamento. Come? Precaricando i contenuti su Facebook.
Da oggi questa funzionalità è disponibile in Italia in collaborazione con sei testate nazionali: Fanpage, La Stampa, Il Corriere della Sera, La Repubblica, Il Fatto Quotidiano e Today. Il punto di forza della nuova funzione è l'immediatezza: i contenuti appartenenti a questa piattaforma saranno contrassegnati da una piccola icona raffigurante un fulmine che andrà ad indicare proprio la possibilità di leggerli immediatamente, senza dover attendere i famosi 8 secondi. L'articolo non si aprirà quindi all'interno di una pagina web, ma verrà mostrato in una veste pulita e leggera, che metterà in mostra la testata e il nome del giornalista.
"Fanpage continua il suo processo di sviluppo e di crescita, avvicinando ulteriormente l'informazione ai lettori e confermando il rapporto ormai consolidato con Facebook" ha commentato Francesco Piccinini, direttore di Fanpage. "Siamo felici di essere tra le prime testate italiane a collaborare per gli Instant Articles, una piattaforma che amplifica la diffusione degli articoli valorizzando il contenuto giornalistico e pensando a chi ne fruisce. È un passo importante che sottolinea come Fanpage sia sempre più protagonista dell’informazione italiana". Le testate avranno ovviamente la possibilità di inserire contenuti multimediali come video, tweet, mappe interattive o immagini in alta risoluzione da osservare inclinando lo smartphone: una funzionalità, quest'ultima, presa di peso da Paper, l'applicazione dedicata ai contenuti editoriali mai giunta nel nostro paese. "Si tratta di un ulteriore passo verso il nostro obiettivo più grande" ha spiegato Andy Mitchell, direttore globale delle media partnership di Facebook. "Cioè rendere i contenuti di qualità disponibili nella maniera migliore possibile agli utenti".
Fondamentale, vista la piattaforma "esterna" al sito del giornale, la parte di ricavi pubblicitari. Da questo punto di vista gli editori hanno due possibilità: vendere autonomamente la pubblicità e mantenere il 100% dei ricavi o scegliere una forma di revenue sharing lasciando a Facebook il compito di fornire l'adv. In quest'ultimo caso la ripartizione è del 70% per l'editore e 30% per il social network. Al di là di questi accordi, il modello proposto da Facebook non prevede (per ora) una vera e propria monetizzazione della piattaforma. "Ci stiamo concentrando sul fornire contenuti di qualità attraverso strumenti dedicati agli editori" ha spiegato Luca Colombo, responsabile italiano di Facebook.
Per quanto riguarda il traffico, tutti i click registrati dagli Instant Articles saranno accreditati alle singole testate e non a Facebook. Per questo il social ha collaborato con diversi istituti di misurazione, in particolare con comScore, per consentire alle testate di non perdere dati preziosi come le visite provenienti da Facebook. Una tematica che ha attirato l'attenzione di Audiweb, l'organismo che rileva e distribuisce i dati di audience di internet in Italia, attualmente non inserito all'interno del programma ma che, secondo fonti ufficiali, ne starebbe discutendo internamente.
Una rivoluzione nel giornalismo? Solo il tempo saprò dirlo; ad oggi le circa 15 testate americane coinvolte nel progetto hanno sottolineato un tasso di condivisione degli Instant Articles tre volte superiore rispetto ai link normali, ma anche alcuni dubbi riguardanti gli annunci pubblicitari, le cui varianti sarebbero ancora troppo poche e caratterizzate da una bassa remunerazione. "Stiamo lavorando con gli editori per aggiustare la funzionalità" ha assicurato Mitchell. "Raccogliamo ogni tipo di feedback per migliorare una piattaforma che stiamo costruendo insieme".