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I ladri nascondono gli AirTag sulle auto per rintracciarle al momento del furto

La polizia canadese ha riferito di cinque casi in cui i dispositivi sono stati utilizzati per seguire i veicoli da parcheggi pubblici a luoghi più appartati.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Gli AirTag di Apple sono accessori formidabili per ritrovare gli oggetti dimenticati tra i cuscini del divano o persi nel tragitto tra casa e la scuola o il posto di lavoro, ma la loro semplicità d'uso e la loro precisione li rendono anche strumenti pericolosi nelle mani di eventuali malintenzionati. A dimostrarlo c'è un caso messo alla luce dalla polizia canadese, che ha riferito di cinque furti d'auto avvenuti con modalità simili e basati tutti sull'utilizzo del tracciatore bluetooth della casa di Cupertino: in tutti i casi dispositivo è stato posizionato dai ladri a bordo delle automobili delle quali desideravano impadronirsi, per poi rintracciarle fino al domicilio dei proprietari e attendere la notte per compiere il furto.

AirTag, il rovescio della medaglia

Gli AirTag di Apple sono trasmettitori bluetooth che si possono agganciare a oggetti di valore come valigie, borse e portachiavi, e stanno avendo un buon successo proprio perché funzionano meglio delle altre controparti. Il loro segreto è che possono comunicare con tutti gli iPhone esistenti e attivi nel raggio di azione del loro chip bluetooth; a prescindere da chi sia il proprietario del telefono nelle vicinanze, se il gadget rileva la presenza di un AirTag lo localizza utilizzando la propria posizione. Il risultato è che il proprietario può localizzare il dispositivo con l'aiuto automatico di milioni di iPhone distribuiti in tutto il mondo, ma il problema è che il proprietario di un AirTag potrebbe non avere buone intenzioni e voler nascondere appositamente il prodotto in uno zaino o una borsa per seguire a distanza qualcuno o qualcosa.

Le auto rubate

È quello che è successo in almeno cinque casi rivelati dalla polizia di York, in Canada. Gli investigatori hanno raccontato che i furti – avvenuti tutti negli ultimi tre mesi – si sono svolti con modalità simili: gli AirTag sono stati nascosti sulle auto da rubare quando erano parcheggiate all'interno di parcheggi pubblici, e seguite fino a quando le condizioni per sottrarle ai proprietari non erano ideali. Stando quanto riportato, a facilitare il compito sarebbe stata proprio la rete di comunicazione Dov'è, che ha reso meno rischioso tenere sotto controllo i veicoli.

La soluzione di Apple

La casa di Cupertino è al corrente del problema e negli ultimi mesi ha individuato alcune soluzioni che lo mitigano. Innanzitutto gli AirTag iniziano a emettere un suono dopo un intervallo di tempo troppo lungo (dalle 8 alle 24 ore) passato lontano dal proprietario, in modo che eventuali persone o individui seguiti possano rendersi conto della presenza del gadget di tracciamento; l'ultimo aggiornamento di iOS permette inoltre ai proprietari di iPhone di sapere se nei dintorni c'è un AirTag di qualcun altro, e la stessa novità verrà introdotta sui telefoni Android con un'app specifica. I casi come quelli riportati dalla polizia canadese rimangono però parzialmente scoperti, poiché le auto finite nel mirino dei criminali potrebbero essere state parcheggiate lontano dalla portata acustica degli accessori.

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