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I social network protestano contro la Chiesa Cattolica: “pagaci tu la finanziaria!”

Sempre più forte il movimento online che pretende l’adeguamento fiscale della Chiesa a regimi meno avvantaggiati ed in linea con le altre attività nel nostro Paese.
A cura di Angelo Marra
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L'Italia è un paese di Santi, navigatori e lobbisti. La nostra società è stata fino a ieri complice silente, oltre che vittima, di un sistema di caste, non solo quella politica, che hanno fatto carta straccia della legge o l'hanno piegata a loro piacimento, quasi sempre per interessi economici. La scarsa informazione, la mancanza di una vera e propria coscienza collettiva, piccoli interessi individuali sono alcune delle cause per cui molto spesso fingiamo di non vedere, magari spaventati da battaglie che ci appaiono troppo più grandi di noi.

La rete da questo punto di vista è stata una svolta epocale, anche per l'Italia, nonostante il digital divide che ci separa dalle altre potenze occidentali e che ci livella con i nostri lontani cugini di Johannesburg. La possibilità che una notizia possa arrivare in un istante a migliaia o milioni di persone è una realtà solo ora che internet si sta affermando come canale di comunicazione, guadagnando lentamente terreno sul mezzo televisivo che nel nostro paese ha perso da tempo la sua vocazione informativa.

Ora si sa, nel far-west digitale la possibilità di cadere in errore è enorme. “Una bugia fa in tempo a viaggiare per mezzo mondo mentre la verità si sta ancora mettendo le scarpe” diceva Mark Twain, ed ecco che molto spesso la rete diventa megafono per battaglie fondate su informazioni incomplete o inesatte, se non addirittura bufale costruite a regola d'arte. Altre volte il web diviene un travestimento con il quale politici o personaggi pubblici, quasi sempre in declino, cercano con profili fittizi il consenso che la loro persona non potrebbe mai ottenere, oltre che un'investitura “dal basso” (“unto dal Signore” non tira più come qualifica).

Perchè questa premessa? Perchè occorre distinguere le battaglie reali che partono dal basso con le più banali ma assai pericolose strumentalizzazioni, o peggio ancora le reazioni di pancia prive del filtro della ragione e soprattutto della conoscenza.

Prendiamo in esame un caso come quello di Spider Truman. Salito agli onori della cronaca promettendo online rivelazioni esclusive ha conquistato in poche ore migliaia e migliaia di fan, persone genuinamente convinte di scoprire e diffondere nuove vergogne sulla casta dei politici nostrani.

Le rivelazioni non ci sono poi state, se non scarne informazioni già abbondantemente conosciute, e si è scoperto che dietro al fantomatico impiegato sottopagato e licenziato dopo 15 anni di onorato servizio si nascondeva un molto meno rivoluzionario ex parlamentare ormai dimenticato persino dai suoi parenti.

Il risultato, aldilà dei propositi parzialmente buoni ma pessimamente applicati, è stato quello di una delegittimazione dello strumento di associazione e protesta e purtroppo casi come questi sono all'ordine del giorno. Ciò naturalmente non vuol dire che altre proteste, con meno supereroi e più teste pensanti, debbano rischiare di perdere credibilità, operazione che è in questo momento in atto contro l'ultima delle manifestazioni sul social network di Palo Alto, ovvero il gruppo che chiede alla Chiesa Cattolica di versare quanto dovuto alle casse italiane.

La discussione sui vantaggi fiscali ed economici assegnati alla Chiesa Cattolica è un argomento di dibattito vecchio quasi un secolo e da sempre è un terreno scivoloso per chi pretende giustizia e viene invece tacciato di eresia o di atteggiamento antireligioso.

I due argomenti principali al riguardo sono da anni ormai la questione dell'Ici e dell'8×1000. Nel primo caso la legislazione italiana è stata ambigua nel definire quali strutture dovrebbero essere esentati dalla tassa immobiliare. Alcune interpretazioni hanno previsto l'esclusione solo per i luoghi di culto mentre la più recente ingloba quasi tutte le attività nelle mani di San Pietro, a condizione che non ne derivi un introito economico.

La faccenda è assai spinosa e i casi all'estero a cui generalmente ci rifacciamo per ottenere giustizia non ci sono di grande aiuto, visto che nella maggior parte dei paesi europei tutti gli istituti di culto godono di sgravi fiscali ed esenzioni varie (va ricordato però che la presenza vaticana nel nostro paese non ha analogie con nessun'altra nazione al mondo).

Altro argomento caldo e tormentone fisso ogni anno è la questione dell'8×1000. In breve funziona così: ogni contribuente all'atto di pagare le tasse può scegliere di versare questa percentuale del gettito Irpef ad una delle associazioni che ne hanno diritto. Gli ultimi dati ci parlano di oltre l'85% di destinazioni verso la Chiesa Cattolica, mentre il resto viene suddiviso tra Stato e altre chiese di minore importanza.

Fin qui, nulla di strano , ognuno è libero di destinare a chi vuole i propri soldi. Non trattandosi però di una tassa opzionale, anche chi non specifica il destinatario paga comunque la cifra. Già, ma a chi? Grazie ad un meccanismo diabolico escogitato da Giulio Tremonti, l'8×1000 inespresso viene suddiviso secondo le percentuali di quello assegnato.

In pratica la Chiesa, oltre a percepire l'85% degli 8×1000 assegnati, incasserà anche l'85% di quelli che i contribuenti non hanno scelto di assegnare. Dura lex, sed lex, tutto legale per cui nulla da obiettare, ma di sicuro l'operazione risulta scorretta nei confronti di chi non ha scelto di versare soldi alla Chiesa ed è questa ingiustizia uno dei motivi che hanno scatenato il coro di polemiche di questi giorni.

Su Facebook sono nati numerosi gruppi che chiedono di rivedere gli accordi economici e fiscali tra Italia e Santa Sede, ma di sicuro il più agguerrito è Vaticano pagaci tu la manovra finanziaria! (link). La pagina ha conquistato oltre 123,000 likes in pochissimi giorni, a dimostrazione di quanto comunque la battaglia sia di ampio interesse. Le reazioni ovviamente non si sono fatte attendere.

Il mondo politico, da sempre prono alle richieste della Chiesa in maniera trasversale, ha fatto quadrato intorno alle sacre casse vaticane, escludendo qualsiasi concessione al riguardo. Lo storico amico dei vescovi Pier Ferdinando Casini, ha affermato che “Non si può fare la contabilità della Chiesa con criteri che non tengono presente la sua grande missione sociale”, mentre il finiano Briguglio, rappresentante di una destra che si è scoperta filo-clericale dalla sera alla mattina, ha accusato banalmente il gruppo di “anacronistico anticlericalismo”(pur essendo il pagamento dell'Ici per la Chiesa uno dei punti del programma di Fli).

Anche il PD per bocca di Rosy Bindi ha escluso del tutto l'ipotesi della tassa sugli immobili, mentre il Pdl non si è preso nemmeno la briga di commentare, tanto è nota la sua affettuosa amicizia con i porporati. Su Facebook non sono mancate le contro-pagine (qui una delle più seguite), quasi tutte che accusano il gruppo di essere “contro Gesù” e la sua Chiesa e di essere in malafede (anche se, relativamente alla questione dell'8×1000 inespresso, la pagina si esprime così: “Scandalo? In parte (forse), ma la Chiesa non ha alcuna colpa, e il perché è semplice. Possiamo lamentarci di quanto vogliamo, eppure questo sistema è quello di ogni elezione democratica. Alle votazioni della Camera e del Senato in genere va solo il 70-75% degli elettori, eppure vengono assegnati il 100 per 100 dei seggi, in proporzione delle scelte fatte nel voto. E’ una “truffa”?”).

Anche al netto di errori interpretativi relativi alle leggi che regolamentano fiscalmente la Chiesa, gli innumerevoli benefici di cui gode San Pietro sono un vero e proprio schiaffo nei confronti di quanti saranno colpiti dalla manovra lacrime-e-sangue prevista per quest'anno (e che ovviamente non la sfiora nemmeno lontanamente).

Una situazione drammatica di cui si è mostrata consapevole la Chiesa stessa. “Forse abbiamo vissuto per troppo tempo al di sopra delle nostre possibilità, anche se ormai una grande fascia di persone non vive più neanche al livello giusto”, ha affermato il Cardinale Bagnasco, prima di salire sulla sua auto blu da 70.000 euro e tornare a casa.

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