Un tribunale brasiliano ha ordinato il blocco di WhatsApp per 48 ore a partire dalla mezzanotte di oggi, giovedì 17 dicembre. La decisione è stata annunciata da un giudice di San Paolo, il quale ha intimato agli operatori telefonici di impedire l'utilizzo della popolare applicazione per la messaggistica. Le aziende del settore delle telecomunicazioni brasiliane cercano da tempo di arrestare l'enorme crescita che, come nel resto del mondo, sta caratterizzando WhatsApp in Brasile, sostenendo che l'applicazione – in particolare la possibilità di effettuare chiamate gratuite – sia illegale e non regolamentata. "È pura pirateria" aveva commentato Amos Genish, presidente dell'operatore Vivo.
Fino ad oggi le aziende non erano riuscite a regolamentare WhatsApp, ma il blocco di oggi potrebbe rappresentare l'inizio di un cambiamento attuato dal governo nei confronti di una realtà ormai molto forte in tutto il paese. La notizia lascia perplessi anche perché solo qualche anno fa proprio il Brasile aveva approvato una delle prime Carte dei Diritti della rete, la quale poneva dei limiti al monitoraggio online dei cittadini e poneva le basi di un ambizioso piano per separarsi dal web americano, ormai troppo coinvolto dallo scandalo NSA. Ciò che però è cambiato nel frattempo è il governo, ora guidato da un ex lobbista per le compagnie telefoniche brasiliane e da un forte gruppo di conservatori, il cui obiettivo è quello di ritirare la Carta dei Diritti per sostituirla con una serie di leggi più restrittive che chiederanno ai cittadini l'invio preventivo di documenti, indirizzi e numeri di telefono per poter accedere ad applicazioni e siti web.
In questo modo il governo avrebbe inoltre modo di censurare liberamente i social network, permettendo ai politici di ordinare la rimozione di contenuti da Facebook, Twitter e altri servizi online e richiedendo l'identità dei responsabili delle pubblicazioni. Tra le nuove leggi proposte, una renderebbe l'azione di pubblicare una fotografia di un soggetto ignaro sul web un crimine punibile con sei anni di prigione. In seguito all'annuncio del blocco di WhatsApp, critiche e proteste hanno in poco tempo invaso i social network, comprese quelle del creatore e CEO di Facebook – il social ha acquisito WhatsApp nel 2014 – Mark Zuckerberg, che in un post sul suo profilo si è detto "sconvolto che gli sforzi per proteggere i dati delle persone siano sfociati in questa decisione estrema".
"Stiamo lavorando per far ritirare questo blocco" ha continuato Zuckerberg. "Fino a quel momento, Facebook Messenger è ancora attivo e potete utilizzarlo per comunicare al posto di WhatsApp. Questo è un giorno triste per il Brasile. Fino ad ora il paese è stato un alleato nella creazione di un internet libero. I brasiliani sono sempre stati tra i più attivi nel condividere la propria voce online". Attualmente il nome dell'azienda o del singolo che ha richiesto l'ingiunzione al Tribunale criminale di San Paolo è sconosciuto. Gli utenti brasiliani di WhatsApp sono circa 100 milioni, pari al 93% dell'intera popolazione online del paese; un successo in gran parte dovuto al fatto che l'app rappresenta un servizio estremamente utile per la popolazione povera che non può permettersi gli altrimenti cari abbonamenti proposti dagli operatori.
Nel frattempo i concorrenti di WhatsApp stanno registrando numeri da record. Oltre a Facebook Messenger, che però ormai è "fratello" di WhatsApp, l'applicazione di messaggistica istantanea Telegram ha annunciato di aver ricevuto più di 1 milione e mezzo di nuove richieste che attualmente stanno mettendo in difficoltà l'infrastruttura del servizio. Su Twitter l'azienda ha rassicurato i nuovi utenti, spiegando che i codici per finalizzare l'iscrizione stanno man mano arrivando a tutti. Un incremento che sottolinea la grande presenza online del paese, soprattutto riguardo i servizi gratuiti che hanno conquistato la fascia giovane (e povera) del paese.