La guerra tra il fisco italiano e le grandi aziende americane continua. Dopo la notizia, in seguito smentita, dell'accordo tra Google e il fisco che avrebbe portato l'azienda di Mountain View a pagare 320 milioni di dollari all'Italia, oggi spunta fuori una nuova iniziativa del governo volta a fare pagare le tasse sugli affari svolti in Italia dalle grandi compagnie d'oltreoceano. Lo riporta il Corriere della Sera, secondo il quale Renzi starebbe già valutando un piano per applicare una ritenuta del 25% sui pagamenti a favore delle aziende estere. Il problema, infatti, è che a fronte di un fatturato di circa 11 miliardi di euro, ogni anno le aziende versano solo 10 milioni di euro.
In questo caso non è solo Google ad essere finita nel mirino, ci sono anche Amazon e Facebook tra le aziende con sede in Irlanda che in questo modo godono di un trattamento fiscale di favore e mettono in pratica quello che va sotto il nome di "doppio irlandese". Le aziende aprivano una propria sede nel paese nordico per poi transitare i redditi soggetti ad imposta dalla società con sede in Irlanda verso una società irlandese con sede alle Bermuda, noto paradiso fiscale. Con questo stratagemma le aziende riuscivano a ridurre il loro onere fiscale anche al di sotto della soglia del 12,5%. L'Irlanda metterà fine a questo stratagemma già entro quest'anno in maniera progressiva fino a scomparire del tutto entro il 2020.
Secondo il giornale milanese, però, l'Italia vuole accelerare i tempi e sfruttare le proposte che l'Ocse ha presentato per risolvere il problema dell'evasione. Una ritenuta del 25%, quindi, con un credito d'imposta pari alle tasse versate in Italia che consenta alle aziende di non pagarle nuovamente nel paese di residenza. Oltre a questo, le aziende avranno la possibilità di dichiarare una stabile organizzazione in Italia, con bilancio e reddito imponibile. La proposta, presentata dal sottosegretario all'Economia Enrico Zanetti, dovrebbe essere inserita il prossimo giugno nel pacchetto di decreti legislativi legati alla riforma fiscale.
L'obbligo di pagamento della ritenuta scatterebbe nel caso in cui il fatturato dell'azienda vada a superare una soglia precisa: si parla di un milione in sei mesi. Nel caso in cui il beneficiario dei pagamenti sia una persona, similmente a quanto accade per gli artisti stranieri, la ritenuta salirà al 30%. Resta comunque da valutare l'effettiva attuabilità di una manovra del genere: già nel caso dei 320 milioni chiesti a Google, l'azienda aveva immediatamente smentito l'esistenza di trattative di questo tipo ed è probabile che i colossi d'oltreoceano non scendano così facilmente a compromessi con il fisco italiano. Insomma, se anche il piano fosse vero, è probabile che esso rappresenti solo l'inizio di una nuova guerra tra il governo e le aziende.