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Le presentazioni di Huawei non rendono giustizia ai suoi (ottimi) prodotti

Inglese difficile, tosse nervosa, un leggero imbarazzo sul palco. Nel corso delle conferenze stampa di Huawei è difficile non distrarsi osservando le incertezze di Richard Yu, il CEO dell’azienda cinese che tende a non lasciare spazio ad altri volti. Elemento che aiuterebbe la comunicazione di prodotti ormai ottimi.
A cura di Marco Paretti
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Inglese difficile, tosse nervosa, un leggero imbarazzo sul palco. Nel corso delle conferenze stampa di Huawei è difficile non distrarsi osservando le incertezze di Richard Yu, il CEO dell'azienda cinese che spesso resta sul palco per quasi tutto il tempo, occupando circa l'80 percento del keynote a presentare e dimostrare i nuovi prodotti di Huawei. Un approccio utilizzato anche durante la conferenza del Mobile World Congress, che ha evidenziato un problema lampante: Yu, per quanto volto istituzionale ma simpatico, preciso ma ironico, ha un grosso problema di gestione del palco, elemento che tende a distogliere l'attenzione da ottimi prodotti.

Sia chiaro: non è bullismo, ma solo la presa di coscienza di un problema che in generale colpisce tutto l'oriente e le sue aziende, che chiaramente tendono a preferire un volto asiatico e rappresentativo del management anche al di fuori dei confini del paese. È chiaro, per esempio, con due volti storici di Nintendo, Shigeru Miyamoto e lo scomparso Satoru Iwata, due figure leggendarie dell'azienda ma che non hanno mai preso piena confidenza con la lingua inglese. Se in quel caso però c'è il sentimento di affezione che milioni di fan provano nei loro confronti – ma che comunque non ha impedito all'azienda di utilizzare spesso l'americano Reggie Fils-Aimé – nel caso di Huawei sarebbe molto più produttiva una presenza istituzionale di Yu supportata da altri speaker inglesi.

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Basta prendere come esempio proprio la conferenza di Barcellona, dove Huawei ha presentato una nuova linea di Matebook e il suo primo smartphone pieghevole, il Mate X. In entrambi i casi si tratta di dispositivi estremamente interessanti e caratterizzati da funzionalità che ricordano molto l'approccio che Apple ha con i suoi device. Dalla funzione OneHop che consente di trasferire i file da smartphone a PC semplicemente avvicinando il telefono alla scocca del computer fino al design di un PC bello e potente, caratterizzato da un intrigante schermo sensibile al tocco che copre più del 90 percento del pannello frontale.

Poi c'è il Mate X, il primo pieghevole dell'azienda cinese che si è dimostrato essere una proposta sulla carta più interessante rispetto a quello di Samsung, apparentemente troppo limitato nella disposizione degli schermi. Nonostante il prezzo molto alto (2.299 euro), il Mate X sarà di certo uno degli smartphone più chiacchierati all'interno della fiera di Barcellona e, in generale, nei prossimi mesi. Per questo assistere alla conferenza è stato un po' spiazzante: le caratteristiche di tutti questi dispositivi sono state elencate da Yu con una certa difficoltà e goffaggine, un elemento che mina di fatto l'efficacia della comunicazione.

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D'altronde ormai tutti sappiamo che la forza di questi keynote è nata anche e soprattutto grazie ad Apple e a Steve Jobs, la cui abilità comunicativa sul palco è finita più volte al centro di studi e analisi. Non è solo il personaggio, ma anche come interagisce con il pubblico, le parole che sceglie, i movimenti. Ecco, a Huawei non serve necessariamente uno Steve Jobs, ma una serie di figure che, introdotte da Yu, possano descrivere con efficacia i vari (e ottimi) prodotti. Consentendo al pubblico di focalizzarsi su quello e non sulla quantità di volte che viene ripetuta la frase "It's very convenient" (più di 21, le abbiamo contate).

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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