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Il vero impatto della multa dell’Ue a Google (e perché i soldi non c’entrano)

I 2,42 miliardi di euro comminati a Google potrebbero non essere la parte peggiore della decisione della Commissione Europea di punire il colosso americano per abuso di posizione dominante.
A cura di Marco Paretti
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I 2,42 miliardi di euro comminati a Google potrebbero non essere la parte peggiore della decisione della Commissione Europea di punire il colosso americano per abuso di posizione dominante. Da tempo l'Ue ha preso di mira la gestione dei risultati di ricerca di Google, spesso caratterizzati da una presenza predominante dei servizi proprietari di Big G, posizionati in evidenza rispetto ai portali di terze parti. Un approccio che la Commissione ha definito illegale e anti-competitivo, applicando la multa record e imponendo di modificare i risultati di ricerca – almeno per quanto riguarda l'Europa – entro 90 giorni.

Il problema in questo caso non è tanto la multa né la richiesta di modifica dei risultati, ma il fatto che l'Ue stia obbligando Big G a cambiare il modo in cui gestisce le ricerche. Elementi che il colosso di Mountain View ha virato sempre più verso una gestione intelligente che possa fornire una singola informazione corretta: la risposta ad una domanda, per esempio, oppure l'indirizzo di un ristorante o la lista dei film in sala. La decisione della Commissione mette in crisi questo approccio perché ne espone il fianco a nuove cause legali: mostrare la scheda di un ristorante, per esempio, può mettere in difficoltà tutti i servizi che offrono comparazione di locali. Una buona notizia per i servizi concorrenti, ma potenzialmente terribile per Google, che comunque ora ha ancora la possibilità di fare appello.

"È il più grande evento di questo tipo nella tecnologia consumer degli ultimi 20 anni" ha scritto su Twitter il Vice Presidente di Yelp Luther Lowe, citando l'importante battaglia legale tra il Dipartimento della Giustizia e Microsoft del 2000, ad oggi considerata come la decisione antitrust più importante della storia del settore tecnologico. Una decisione che, nonostante il successivo patteggiamento – inizialmente il Dipartimento voleva suddividere Microsoft in due realtà separate proprio per evitare il monopolio di Windows -, ha fortemente influenzato le operazioni dell'azienda di Redmond e, di fatto, consentito la nascita di realtà come Facebook e Google, che altrimenti si sarebbero trovate in grossa difficoltà a fiorire nel monopolio Microsoft. La scelta di applicare la stessa linea dura contro Big G lancia un messaggio forte e allo stesso tempo potrebbe aprire il mercato ad una nuova generazione di startup, almeno in Europa.

"Google ha realizzato un grande numero di prodotti e servizi innovativi che hanno cambiato la nostra vita" ha spiegato il commissario Margrethe Vestager in una nota. "Ciò è positivo. Ma la sua strategia relativa al servizio di confronto dei prezzi non si è limitata ad attirare clienti, rendendo i suoi prodotti migliori di quelli dei suoi concorrenti. Google ha anche abusato della sua posizione dominante sul mercato dei motori di ricerca, favorendo il proprio servizio". Proprio la Vestager sarà ricordata come la donna che ha fortemente preso di mira i colossi tech in Europa: la decisione contro Google segue quella presa contro Facebook, costretto a pagare 150.000 euro, contro Apple, 13 miliardi di euro, e una serie di manovre volte proprio a limitare le operazioni di Google, tra cui il diritto all'oblio che costringe il colosso ad oscurare i dati personali inaccurati e vecchi dai risultati di ricerca.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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