Il Web italiano scrive a Monti: “Fermiamo lo spread digitale”
Senza volersi addentrare nelle valutazioni politiche sull'operato del Governo Berlusconi, la parola “delusione” è di sicuro la più frequente quando si parla dell'operato dell'ormai ex esecutivo in merito all'argomento internet e banda larga. Le istituzioni con il loro modo di affrontare la questione sono riuscite a sfatare il mito che vuole che “solo chi fa, sbaglia”, riuscendo a sbagliare senza aver fatto proprio nulla.
Il totale disinteresse del governo per ciò che riguarda la rete e il digital divide (interno ed esterno) ha portato il nostro paese ad una situazione assai critica, ad un passo dalla collocazione nelle nazioni di serie b rispetto alle nuove tecnologie. Alla luce di questa condizione, a cui si unisce la dirompente crisi che attanaglia l'Europa e soprattutto l'Italia, il mondo della rete made in Italy non può che sperare in un cambio di direzione ad opera del governo tecnico guidato da Mario Monti.
A lui infatti è stata indirizzata una lettera aperta firmata dai partecipanti all'IGF di Trento, nella speranza che il nuovo esecutivo vari al più presto alcuni interventi per riportare il nostro paese al livello dei partner europei. Se in Italia la rete contribuisce al 2% nel prodotto interno lordo, in paesi come Svezia o Inghilterra la percentuale sale fino al 6% (ed è tuttora in crescita), la dimostrazione che la rete non soltanto rappresenta un bisogno fondamentale delle persone (Rodotà ha addirittura proposto che il diritto all'accesso alla rete venga contemplato nell'art. 21 della Costituzione) ma allo stesso tempo può essere uno strumento preziosissimo per contribuire al rilancio della stagnante economia nostrana.
Dopo i tagli del Governo Berlusconi, a Monti tocca ora l'arduo compito di affrontare una situazione di arretratezza ed inefficienza delle infrastrutture, ma si tratta – secondo i firmatari della lettera – di un processo fondamentale e ormai non più procrastinabile.
Ecco il testo integrale della lettera inviata a Monti.
Gentile Professore,
Non abbiamo bisogno di ricordarle l’importanza di Internet, spazio di libertà globale, strumento di organizzazione politica e sociale, sostegno indispensabile dell’economia. Lo “spread digitale” dell’Italia nei confronti dei principali paesi del mondo ha ormai raggiunto livelli insostenibili anche per la tenuta economica nazionale. Ancora più preoccupante, anche in queste ore di straordinaria apprensione per la situazione finanziaria del Paese, è il persistere di una condizione di inconsapevolezza politica e di inazione governativa nell’affrontare tale ritardo che pregiudica gravemente le nostre possibilità di crescita e di sviluppo. In particolare, l’incapacità di affrontare i problemi legati alla diffusione della banda larga è indegna di un paese che voglia restare in Europa.
Non si può aspettare il superamento della crisi economica per investire nel digitale, perché, come sancito dalla Commissione Europea nella Strategia 2020, lo sviluppo dell’economia digitale è una delle condizioni imprescindibili per il superamento stesso della crisi.
Nonostante i ritardi, l’economia digitale rappresenta già il 2% del PIL dell’economia nazionale e, negli ultimi 15 anni, ha creato oltre 700.000 posti di lavoro. Internet non può essere più ignorata. Il Paese non può continuare a rimanere politicamente emarginato rispetto a questi temi. Sono state abbandonate le iniziative che, grazie anche a documenti sottoscritti con altri stati, avevano fatto del nostro Paese un indiscusso protagonista dell’iniziativa per un Internet Bill of Rights nel quadro degli Internet Governance Forum promossi dalle Nazioni Unite. A fronte di questo ruolo, negli ultimi anni l’Italia è stata mortificata dall’inazione e da ripetuti tentativi di limitare la libertà in rete e lo sviluppo dell’economia digitale.
L’Internet Governance Forum Italia 2011 si rivolge a Lei affinché un nuovo governo si impegni concretamente, anche attraverso la nomina di un ministro se necessario, per la piena implementazione di un’agenda digitale in conformità con quanto stabilito dall’Europa. Richiamiamo in particolare l’attenzione sull’accesso ad Internet come diritto fondamentale della persona, come già riconosciuto da costituzioni, leggi nazionali e risoluzioni del Parlamento Europeo e del Consiglio d’Europa; sul riconoscimento in via di principio della conoscenza come bene comune globale; sulla garanzia della neutralità della rete in relazione ai flussi di dati; sulla definizione di uno statuto del lavoro in rete