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E3 2019: le novità del mondo dei videogiochi

In Call of Duty: Modern Warfare il vero conflitto è la guerra al terrorismo

Il prossimo Call of Duty non è Modern Warfare 4, ma solo Moder Warfare, una visione della guerra fortemente localizzata nei tempi moderni e legata a stretto giro a quelle che ora sono le meccaniche legate ad un conflitto. Che non è più sul fronte o sui campi di battaglia ma nelle nostre strade, con la lotta al terrorismo.
A cura di Marco Paretti
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Di certo l'impatto è notevole. Non solo per le tematiche ma anche per le immagini mostrate. D'altronde gli sviluppatori lo hanno sottolineato appena è iniziata la presentazione: il prossimo Call of Duty non è Modern Warfare 4, ma solo Moder Warfare, una visione della guerra fortemente localizzata nei tempi moderni e legata a stretto giro a quelle che ora sono le meccaniche legate ad un conflitto. Che non è più sul fronte o sui campi di battaglia ma nelle nostre strade, con la lotta ad un terrorismo che negli ultimi anni ha portato ad una serie di gravi tragedie in alcune delle più grandi metropoli del mondo.

Proprio in una di queste, Londra, si svolge la breve sequenza di gioco mostrata durante l'E3 2019 di Los Angeles. Una sequenza che mette in chiaro diversi elementi, tra cui la totale trasparenza con cui apparentemente il nuovo episodio della serie Call of Duty tratterà una tematica difficile come quella del terrorismo nelle nostre città. Lo spezzone mostratoci si suddivideva in due segmenti: un attacco terroristico esplosivo a Piccadilly Circus e un assalto ad una casa dove apparentemente si nasconde una cellula di terroristi legata all'assalto.

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Se da un lato la prima parte dura giusto qualche secondo e serve per fornire qualche elemento di background alla storia, la seconda è ben più concreta nelle meccaniche e nelle dinamiche del nuovo gioco. Un capitolo che si discosta dai campi di battaglia – futuri e passati – in favore di un approccio molto più simile a quello dell'apprezzato Rainbow Six Siege, dove un gruppo di militari si introduce furtivamente nella sede della cellula terroristica ed elimina piano per piano tutti i suoi occupanti. Qui c'è la scelta forte: tutti i terroristi provano a resistere all'intrusione armi in mano e vengono eliminati con freddezza dal protagonista e dai suoi compagni di squadra. D'altronde è pur sempre uno sparatutto, ma la ferocia con cui vengono messi a tacere gli antagonisti anche una volta a terra feriti è un elemento che salta agli occhi. E che potrebbe rivelarsi proprio come una chiave di lettura del nuovo capitolo della serie Call of Duty.

Dalla breve sequenza vista all'E3 è impossibile dire se l'obiettivo di Infinity Ward sia quello di fornire una qualsivoglia critica dell'approccio totalitario della guerra al terrorismo, ma di certo qualche elemento che fa ben sperare c'è. Per giudicare meglio il prossimo capitolo della saga, però, bisognerà attendere almeno qualche mese e qualche prova con mano di una sessione più approfondita e meno scriptata rispetto a quella vista all'E3 di Los Angeles.

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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