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“Instagram censura i post pro-Palestina”: l’accusa al social, che ora ha cambiato l’algoritmo

Nelle ultime ore il social network fotografico ha modificato alcune delle regole che decidono quali post vengono promossi e quali vengono invece penalizzati. Il cambio nell’algoritmo è avvenuto dopo che il gruppo Facebook era stato accusato dai suoi stessi dipendenti di aver silenziato i sostenitori della causa palestinese.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Facebook, Twitter e TikTok non sono gli unici social finiti nel mirino di chi accusa i gestori di censurare le posizioni palestinesi in merito alle vicende che stanno sconvolgendo la striscia di Gaza in queste settimane. Il social network fotografico Instagram ha ricevuto per tutto il mese lo stesso tipo di critiche, e nelle ultime ore ha modificato alcune delle regole che decidono quali post vengono promossi e quali vengono invece penalizzati – il tutto dopo che l'intero gruppo Facebook era stato accusato dai suoi stessi dipendenti di aver silenziato i sostenitori della causa palestinese.

Le nuove regole di Instagram

La modifica è stata confermata nel corso del weekend a The Verge e non ha direttamente a che fare con quanto sta avvenendo in medio oriente. Di fatto, con le nuove regole Instagram si impegna a promuovere nello stesso modo i contenuti originali e le ripubblicazioni di notizie e altri post, mentre fino a pochi giorni fa quest'ultima tipologia di contenuto subiva delle penalizzazioni. La modifica insomma è stata raccontata come la soluzione a un comportamento generico di Instagram: "Queste regole si applicavano fino a oggi a ogni post che è stato ripubblicato nelle storie di Instagram, a prescindere dall'argomento che trattavano".

Le accuse dei dipendenti

Non è un mistero però che negli scorsi giorni si siano intensificate le critiche al social per la sua gestione dei post che riferivano dei lanci di razzi su Gaza dal punto di vista palestinese: secondo quanto lamentato dagli stessi dipendenti, Instagram ha perfino finito con il rimuovere i contenuti relativi alla moschea di Al Aqsa come se fossero legati a organizzazioni terroristiche. Nelle interazioni interne visionate da testate come Buzzfeed gli impiegati non accusano l'azienda di avere una volontà censoria nei confronti del tema, ma che gli algoritmi vadano tarati meglio per evitare che incappino in errori grossolani e pericolosi.

Tra gli incidenti che alcuni osservatori riconducono allo stesso fenomeno c'è anche un malfunzionamento che all'inizio del mese ha impedito a centinaia di utenti di pubblicare storie sul conflitto in quel momento ancora in corso. Il numero uno della piattaforma – Adam Mosseri – si è scusato in prima persona dell'accaduto riconducendo però il tutto a un semplice bug.

La versione del social

Instagram ha spiegato che la ragione principale dietro alle precedenti impostazioni dell'algoritmo era semplicemente che, secondo il gruppo, finora gli utenti hanno sempre preferito vedere contenuti originali anziché ripubblicati; d'altro canto ha anche aggiunto che ora le cose stanno cambiando. Nei prossimi giorni sarà più chiaro se il cambiamento modificherà effettivamente anche il modo in cui vengono promosse oppure oscurate le storie e i post che provengono da fonti palestinesi o pro-palestinesi sul social.

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