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iPhone rallentati, Apple è finita in tribunale anche in Italia per obsolescenza programmata

La vicenda risale al 2017 ed è già stata classificata come obsolescenza programmata dalle autorità antitrust. Ora in una class action viene chiesto un risarcimento complessivo da 60 milioni di euro da destinare ai proprietari dei telefoni prodotti dalla casa di Cupertino che si sono dimostrati interessati dalla pratica, ovvero iPhone 6, 6 Plus, 6S e 6S Plus.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Apple iPhone batteria

Il caso degli iPhone rallentati da Apple per far fronte ai problemi di usura della batteria si è appena trasformato in una class action anche in Italia. Lo ha dichiarato Altroconsumo in una nota nella quale afferma che nella pratica viene chiesto un risarcimento complessivo da 60 milioni di euro da destinare a tutti i proprietari dei telefoni prodotti dalla casa di Cupertino che si sono dimostrati interessati dalla pratica finita sotto i riflettori ormai nel 2017.

Nel corso della vicenda – battezzata dalla stampa batterygate – era stato dimostrato come un aggiornamento del sistema operativo Apple avesse imposto delle limitazioni alla velocità di alcuni modelli di telefono: il limitatore entrava in funzione solamente quando le batterie all'interno dei telefoni risultavano particolarmente danneggiate e serviva a eludere cali di tensione che potevano portare le unità a spegnersi. Il fatto che il sistema sia stato introdotto segretamente ha fatto piovere sul colosso di Cupertino l'accusa di favorire una obsolescenza programmata nei suoi dispositivi; la casa ha sempre negato questo addebito, ma negli Stati Uniti ha comunque risarcito con 500 milioni di dollari gli utenti colpiti.

I modelli interessati

Altroconsumo ora chiede qualcosa di simile, sulla base del fatto che le pratiche sono state classificate come oblsolescenza programmata anche da parte delle autorità antitrust nostrane. A essere rappresentati dall'associazione sono i proprietari dei modelli coinvolti, ovvero gli iPhone 6, 6 Plus, 6S e 6S Plus che in Italia sono stati venduti in circa 1 milione di unità tra il 2014 e il 2020. L'ammontare del risarcimento è stato calcolato in base alla somma che questi utenti hanno pagato per sostituire la batteria dei loro gadget per riportarli a velocità compatibili con quelle di inizio vita, che va da un minimo di 29 euro a un massimo di 89.

La reazione di Apple

La risposta di Apple è arrivata a stretto giro sotto forma di una nota ufficiale, nella quale il gruppo afferma di essere estraneo alle accuse di intenzionalità che le vengono mosse all'interno della class action, e in particolar modo di non aver mai implementato strategie per accorciare intenzionalmente il ciclo di vita di un prodotto. Di seguito la nota completa:

 Non abbiamo mai fatto – e non faremo mai – nulla per accorciare intenzionalmente la durata di un prodotto Apple o per degradare l'esperienza dell'utente per favorire gli aggiornamenti. Il nostro obiettivo è sempre stato quello di creare prodotti che i nostri clienti adorino, e fare in modo che gli iPhone durino il più a lungo possibile è una parte importante di questo.

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