Jobrapido venduta a DMGT per 30 milioni di euro, successo della startup italiana
Negli ultimi mesi le startup italiane sono al centro dell'attenzione sia delle istituzioni (esemplare l'intervento di Passera all'ultima convention di Confindustria Digitale) che del mondo degli investitori privati sempre più interessati alle idee dei nuovi imprenditori. Certo, l'Italia resta ancora uno dei Paesi dove è più difficile investire, dove l'impianto burocratico e amministrativo spesso è un ostacolo più che un aiuto per le giovani imprese mentre gli investitori spesso finiscono per peccare di poco coraggio o di scarsa lungimiranza. Ci sono poi storie come quella di Jobrapido che dimostrano come anche in Italia sia possibile lanciare una startup di successo, come quella del sito di trova-lavoro fondato dal pugliese Vito Lomele, che in soli 6 anni di vita opera in 50 paesi con 660 milioni di visite nell'ultimo anno, di cui 32 milioni solo a marzo.
Certo, la tipologia di servizi offerti è, purtroppo, funzionale ad uno dei peggiori momenti di crisi economica ed occupazionale, con milioni di giovani e meno giovani alla disperata ricerca di un lavoro, il che ovviamente ha contribuito alla crescita di Jobrapido, ma va ricordato anche che il web è terra di migliaia e migliaia di servizi analoghi, non tutti con una storia di successo di questo peso. Il motore di ricerca occupazionale di Lomele ha raggiunto un tale record di visite e iscrizioni da essere entrato negli interessi di un grande gruppo editoriale inglese, DMGT, che controlla il secondo quotidiano britannico Daily Mail e che ha deciso di acquistare la startup italiana per 30 milioni di euro.
Una storia che sicuramente porta con sé una ventata di ottimismo per tutto il mondo delle startup italiane, con i giovani imprenditori troppo spesso costretti a rivolgersi all'estero per trovare spazi di movimento e capitali. Jobrapido invece è nata a Milano ed è italianissima, nonostante ciò ha raggiunto un risultato di eccellenza tanto da rendere milionario il suo fondatore, che rimarrà comunque ai vertici dell'azienda da lui fondata anche dopo il passaggio a DMGT.