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L’Egitto blocca YouTube per un mese per il video anti-Islam

Un tribunale egiziano ha condannato la piattaforma video di Google per non aver rimosso il trailer di “The innocence of muslims”, il film blasfemo su Maometto che ha già portato ad una condanna a morte in contumacia per il regista ed i protagonisti.
A cura di Angelo Marra
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"The Innocence of Muslims" continua ad essere al centro di un pesante scontro tra YouTube ed alcuni Paesi Arabi che si oppongono alla diffusione del video ritenuto blasfemo. Il braccio di ferro è iniziato non appena il trailer del film è approdato in rete, con Google da una parte che rivendica la libertà di espressione e diversi rappresentanti religiosi che invece hanno chiesto a gran voce che il clip venga rimosso immediatamente in quanto offensivo nei confronti dei musulmani.

Mountain View ha provato a raggiungere un "compromesso", accettando cioè di bloccare il video soltanto nei Paesi in cui tale rappresentazione è illegale, mantenendolo però nelle altre nazioni come gli Stati Uniti e così via dove comunque vivono vaste comunità di fedeli e la cosa non ha mancato di suscitare proteste, con tanto di manifestazione sotto gli uffici londinesi di BigG.

Ora dall'Egitto arriva un'inedita condanna per YouTube, un blocco di un mese come "punizione" per non aver rimosso il contestato video, anche se non è chiaro nè quando entrerà in vigore nè se tale decisione si rivelerà poi efficace. A nulla infatti è servito il blocco della pornografia deciso dal Paese lo scorso mese ed è probabile che il ban imposto alla piattaforma di videosharing sia altrettanto aggirabile, anche se in realtà solo il 18% della popolazione egiziana ha la possibilità di accedere ad internet.

Per quanto l'opposizione al video anti-Islam abbia investito quasi tutti i paesi musulmani il blocco di YouTube in Egitto potrebbe nascondere in realtà un motivo diverso e di gran lunga più prosaico. Indiscutibile infatti è stato il peso della piattaforma e degli altri social network in quella che viene definita la "Primavera Araba" ma questi strumenti un tempo così preziosi potrebbero rivelarsi un'arma a doppio taglio verso la "restaurazione" che purtroppo ha seguito la caduta dei vecchi regimi. Il blocco di YouTube in Egitto potrebbe in realtà servire per ridurre al silenzio quanti denunciano un ritorno alle leggi religiose dopo la rivoluzione che ha investito il Paese.

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