Molte aziende dell'industria tecnologica stanno respingendo le accuse mosse dalle agenzie di intelligence di tutto il mondo secondo le quali i servizi protetti dalla crittografia starebbero aiutando i terroristi a comunicare. La soluzione proposta dai governi è quella di creare una "backdoor", un'entrata riservata agli agenti che gli permetta di osservare il traffico dati che transita all'intero dei network in modo da rilevare eventuali comunicazioni tra terroristi. "È una proposta opportunista" hanno risposto le organizzazioni del settore tech, che sottolineano come non siano ancora stati dimostrati legami tra Isis e servizi di comunicazione online.
"È probabile che la crittografia sia stata utilizzata per comunicare dagli individui responsabili degli attacchi in Belgio, Francia e Siria" ha spiegato il senatore americano Richard Burr. "Dobbiamo cominciare a discutere di cosa fare dei network criptati, perché potremmo essere ciechi nei confronti delle comunicazioni dei nostri avversari". Dall'altro lato le aziende tecnologiche non la pensano allo stesso modo e ricordano che finora nessuna prova ha indicato l'utilizzo da parte dei terroristi di servizi come WhatsApp o Telegram per comunicare in tutto il mondo. "Stanno proponendo la soluzione della backdoor per questioni opportunistiche e per ottenere un vantaggio" ha spiegato un lobbista di alcune grosse aziende tecnologiche. "I governi devono smettere di incolpare noi".
Per contrastare le critiche, le realtà americane hanno fondato la Reform Government Surveillance, una coalizione nata proprio per difendere la crittografia supportata da Google, Apple e altre grandi aziende statunitensi. Anche la Software Alliance ha fortemente difeso la tecnologia di protezione, definendola uno strumento critico per la protezione della privacy online. "La crittografia è uno strumento fondamentale per milioni di persone e non qualcosa da temere" ha spiegato l'organizzazione in una nota. "I governi non dovrebbero spingere verso soluzioni in grado di rendere il web meno sicuro".
Nelle ultime settimane molte associazioni simili si sono mosse contro le richieste dei governi che, seppur supportate da motivazioni importanti legate alla lotta al terrorismo, rischiano di frantumare le strutture di sicurezza realizzate in difesa dei dati privati che ogni giorno circolano in rete. "La crittografia non protegge solo i governi o i database commerciali, ma anche infrastrutture critiche come ospedali, aeroporti e centrali nucleari" ha sottolineato Mark MacCarthy, vice presidente dell'Information Industry Association. "Si tratta degli obiettivi che anche i terroristi puntano a colpire. Se i governi ottenessero un accesso preferenziale, potrebbero sfruttarlo anche altre realtà e a quel punto la crittografia diventerebbe inutile".