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La luce blu di smartphone, tablet e computer: fa male o no?

L’ultima ricerca scientifica circolata in rete sugli effetti della luce blu sull’occhio umano era particolarmente allarmista, ma per rimetterla in prospettiva è scesa in campo l’associazione degli oftalmologi statunitensi. Il risultato: meglio non abusare di smartphone e simili, soprattutto nelle ore notturne, ma l’associazione con danni a lungo termine non è ancora stata realmente dimostrata.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Quanto fa male agli occhi la luce blu che proviene da smartphone, tablet e computer? Forse non quanto molti immaginano. Negli ultimi anni sono fioccati fior di studi secondo i quali l'esposizione prolungata a questa tipologia di luce sarebbe in grado di influenzare il ciclo sonno-veglia e, secondo l'interpretazione data ad alcune ricerche, perfino di causare potenzialmente danni permanenti alla vista in tempi più lunghi. Quest'ultimo allarme ha iniziato a circolare recentemente a causa di uno studio pubblicato dall'Università di Toledo, che ha rivelato come una moleola resente all'interno dell'occhio umano — il retinal — quando esposto alla luce blu assume il potenziale per danneggiare alcune cellule deputate a trasformare la luce in informazioni utili al cervello; si tratterebbe però di un allarme almeno parzialmente infondato.

Falso allarme

Per il contenuto e i toni utilizzati (in alcune interviste i ricercatori paventano il rischio di patologie invalidanti) il documento in effetti ha fatto velocemente il giro del mondo ma per fortuna le affermazioni che contiene vanno prese con le pinze: l'associazione degli oftalmologi statunitensi è infatti intervenuta nella questione per rimettere in prospettiva i risultati dello studio, spiegando che gli esperimenti condotti a Toledo non erano pensati per replicare quanto avviene realmente nell'occhio umano.

Il contenuto della ricerca

Innanzitutto, illustra l'associazione, le cellule utilizzate nello studio non sono realmente prelevate dalla retina ma sono sostituti prodotti appositamente per la ricerca; inoltre i composti utilizzati non sono stati esposti alla luce blu in modalità compatibili con quanto avviene nell'occhio umano. Soprattutto però le porzioni di cellule risultate danneggiate dal contatto con il retinal non sono mai esposte realmente alla componente all'interno di un occhio umano; i ricercatori insomma hanno forzato l'interazione tra retinal e fotorecettori in modi che in natura non si verificano.

Occhio al sonno

Per il momento dunque sembra non ci sia da temere alcun tipo di effetto a lungo termine dell'esposizione alla luce blu: anche se la possibilità di scoprire qualcosa di definitivo in futuro non è nulla, per ora non esisterebbero prove a riguardo. Resta vero invece che la sua particolare lunghezza d'onda è in grado di interferire con la produzione di melatonina e in questo modo di alterare il ciclo sonno-veglia. Per questo, a notte fonda o quando ci si appresta ad andare a dormire, è sempre bene utilizzare le modalità di uso notturno a bordo di tablet, smartphone e computer, che schermano questo tipo di luce.

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