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Opinioni

Perché la luce blu degli smartphone fa male alla vista

Ormai lo sappiamo da tempo: smartphone, tablet e computer fanno male alla vista e, se utilizzati alla sera prima di andare a dormire, interferiscono con la capacità del nostro corpo di prendere sonno. Ora si è scoperto anche perché.
A cura di Marco Paretti
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Ormai lo sappiamo da tempo: smartphone, tablet e computer fanno male alla vista e, se utilizzati alla sera prima di andare a dormire, interferiscono con la capacità del nostro corpo di prendere sonno. L'elemento mancante, però, era la motivazione dietro a questa interferenza e ai danni che la luce blu può portare ai nostri occhi. Almeno fino ad oggi: grazie ad uno studio dell'Università di Toledo, negli Stati Uniti, pubblicato su Scientific Reports, sappiamo qual è la causa dei danni provocati dalla luce blu e in che modo questa interagisce con i fotorecettori durante l'utilizzo dei dispositivi.

I fotorecettori sono quelle cellule sensibili alla luce collocate sulla retina: normalmente il retinale, un pigmento del fotorecettore, si attiva quando la luce lo colpisce, ma nel caso della luce blu lo stress a cui viene sottoposto aumenta e lo porta a smettere di funzionare nella maniera corretta. Questo si traduce in un'alterazione dei componenti della membrana plasmatica delle cellule e nell'"uccisione" dei fotorecettori a causa di un aumento della concentrazione di calcio all'interno del citoplasma. "Non è un segreto che la luce blu danneggia la nostra vista con effetti negativi sulla retina" ha spiegato il dottor Ajith Karunarathne, professore presso il dipartimento di Chimica e biochimica dell'Università di Toledo. "I nostri esperimenti spiegano perché si verificano questi effetti. Speriamo che questo possa aiutarci a individuare nuove terapie, ad esempio un collirio in grado di rallentare la degenerazione maculare".

In pratica, a causa degli effetti sui fotorecettori della luce blu, si va a creare una degenerazione maculare che solitamente si verifica in età avanzata, quando i recettori della retina, appunto, muoiono. "Utilizzare questi dispositivi di giorno, quindi con la luce, o al buio non corrisponde a un danno maggiore o minore. C'è da dire, però, che al buio la luce tende ad attivare il cervello e questo influisce sicuramente sul ciclo sonno-veglia" ha spiegato a Repubblica la dottoressa Romina Fasciani, dell'Unità operativa complessa (Uoc) di Oculistica Fondazione del Policlinico Universitario Gemelli Irccs di Roma. Come fare, quindi, ad evitare che la luce blu possa arrecarci dei danni irreversibili?

Innanzitutto, come sottolineano i ricercatori americani, nei nostri occhi è presente una molecola chiamata alfa-tocoferolo che, agendo come antiossidante, protegge i fotorecettori dalla luce blu. Ma, nonostante questo, i nostri occhi sono comunque sottoposti ad un rischio maggiore se si utilizzano spesso dispositivi. "Oggi ci sono molti filtri che possono essere applicati sugli schermi per limitare l'emissione della luce blu" spiega la Fasciani. "Si possono, inoltre, utilizzare occhiali fotoselettivi. In ogni caso, sarebbe opportuno ridurre la quantità di tempo davanti ai diversi dispositivi, evitando l’utilizzo al buio, perché si tratta pur sempre di uno stress per il sistema visivo".

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Giornalista dal 2002 specializzato in nuove tecnologie, intrattenimento digitale e social media, con esperienze nella cronaca, nella produzione cinematografica e nella conduzione radiofonica. Caposervizio Innovazione di Fanpage.it.
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